Il mercato italiano degli ebook è seriamente minacciato dalla pirateria. Il grido d’allarme è dell’AIE (Associazione Italiana Editori) che ha reso noti i dati registrati dall’ufficio antipirateria degli editori.
Su diciannovemila titoli disponibili, l’AIE ha effettuano una stima, definita “prudenziale”, secondo cui circa quindicimila circolerebbero in una versione “pirata”. Inoltre, l’Associazione Italiana Editori evidenzia: “In base all’ultima classifica IBS.it dei 25 titoli più venduti della scorsa settimana (il comunicato dell’AIE è datato 3 febbraio, ndr) , 17 sono già disponibili in modo legale in versione ebook (quasi il 70%), 19 hanno già versioni pirata (76%). Questo “tasso di pirateria” non cambia tra i libri per cui esiste una versione legale (si trova quella pirata nel 76,5% dei casi) e quelli per cui non esiste (75%)”.
Sul diritto di sfruttamento dei contenuti poggia la riflessione del presidente dell’AIE, Marco Polillo: “Il mercato digitale si può sviluppare solo se gli autori e gli editori conserveranno il diritto di sfruttare anche con i nuovi mezzi i contenuti creati e pubblicati. Per questo restiamo dell’opinione che la pirateria è un problema e sottolineiamo il suo peso nel mercato editoriale italiano, non meno di quanto avviene per il resto dell’industria culturale. Se la pirateria non sarà limitata, il mercato digitale semplicemente non potrà svilupparsi, con grave danno soprattutto per i lettori. Se gli investimenti che le imprese stanno oggi facendo non avranno un loro ritorno, infatti, il rischio è che il mercato muoia sul nascere”.
Ecco quindi le soluzioni proposte per combattere il fenomeno della pirateria: “In nessun caso la tutela del diritto d’autore – sottolinea Polillo – deve dar vita alla possibilità di censure preventive di quanto viene pubblicato in rete. Pensare d’altro canto che gli editori siano a favore della censura è semplicemente un controsenso. Riteniamo che sia invece possibile individuare tecniche equilibrate che, al contrario, intervengano ex post su quanto viene pubblicato e che conducano alla rimozione immediata di ciò che viola i diritti d’autore. Ciò richiede il rispetto di un principio di responsabilità: è giusto che questa sia esclusa per chi è un mero veicolo di un atto illecito commesso da altri, quando questo avviene realmente a sua insaputa. Altra cosa è che un soggetto sostenga che un illecito è commesso a sua insaputa quando ne era invece perfettamente al corrente. In questo senso eravamo favorevoli alla sostanza dell’emendamento Fava e proponevamo che, alla ricerca di una soluzione equilibrata, si applicasse semplicemente il testo della Direttiva europea, che non può certo essere accusata di antidemocraticità”.