Se a gennaio la Apple era stata valutata 400 miliardi di dollari, oggi l’azienda della mela ha superato la soglia dei 500 dollari per azione alla Borsa di New York portando la sua capitalizzazione a oltre 468 miliardi di dollari. E parlando di queste cifre, il paragone con i PIL di alcuni Paesi non è molto difficile. Già, perché se a gennaio il valore dell’azienda fondata da Steve Jobs aveva uguagliato il prodotto interno lordo della Grecia, ora nel “mirino” c’è il Belgio.
E proprio il decesso del suo fondatore sembra aver dato una spinta fondamentale al valore di Borsa, che è cresciuto del 32% facendone uno dei titoli più “convenienti”, visto che la capitalizzazione è esplosa passando da 353 a 468 miliardi di dollari recueprando dunque 115 miliardi di dollari.
Numeri incredibili, soprattutto se si considera che il valore del titolo Apple, da solo, è quasi il doppio di tutta Piazza Affari e superiore al Pil della Svezia (450 miliardi) e della Federal Reserve Americana (350 miliardi); ma in fondo l’azienda di Cupertino è ancora lontana dai massimi di Google, che a New York è valutata ben oltre i 600 dollari per azione e molto più indietro dei titoli a maggior capitalizzazione come Berkshire Hathaway (che viaggia sui 119 mila dollari ad azione). Ma gli analisti prevedono che il titolo di Apple sia destinato a crescere soprattutto in virtù dei buoni risultati del primo trimestre, diffusi lo scorso 24 gennaio, che si sono rivelati superiori alle attese: utile netto di 13,06 miliardi di dollari (+118%) su ricavi di 46,33 miliardi.
Ed è in questo scenario che si collocano l’uscita (forse) del nuovo iPad che dovrebbe essere presentato il prossimo 7 marzo e la possibilità che l’azienda decida per la prima volta di distribuire i dividendi. A questa politica si era sempre opposto Steve Jobs che preferiva invece puntare alla crescita.
Il prossimo 23 febbraio si terrà la prima assemblea degli azionisti del dopo Jobs ed è in questa sede che verrà presa la decisione: gli analisti sostengono che potrà esserci un payout tra il 2 e il 3 % che non sarebbe affatto male. Spiega CNBC che un rendimento del 2,5% sarebbe pari ad un dividendo di 12,50 dollari per azione.
L’unico ostacolo a tale decisione sembra proprio il non voler approvare una cosa a cui era tanto contrario Jobs, al primo incontro dopo la sua morte. Infatti in un’intervista recente a Fortune, Adam Lashinsky – autore del libro “Inside Apple” – ha dichiarato che “Steve Jobs era notoriamente paranoico riguardo il denaro, essendo sopravvissuto al quasi fallimento di Apple per mancanza di soldi nel 1997, quando tornò nell’azienda“.