La Cina sosterrà l’Unione Europea nei tentativi di risoluzione della crisi del debito. Tuttavia non sembrano esservi molti margini di manovra per quanto concerne l’acquisto di titoli di debito sovrano relativi ai singoli Paesi membri. È questa – in estrema sintesi – la considerazione a termine degli interventi avuti martedì scorsi dal premier Wen Jiabao durante una conferenza stampa congiunta, tenutasi a Pechino, con il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e con il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso.
All’apertura del partner cinese è quindi corrisposta una discreta gamma di limitazioni all’intervento del Paese asiatico. Wen ha infatti riassunto il comportamento prospettico della Cina ricordando come il vecchio Continente non può far troppo affidamento sugli atteggiamenti cinesi, poiché la soluzione della crisi del debito dovrà poggiarsi principalmente sugli sforzi endogeni compiuti dalla stessa Unione Europea.
“Ci aspettiamo che i Paesi colpiti rinforzino il consolidamento fiscale” – ha affermato Wen Jiabao – “riducano il deficit e i rischi del debito“. Un riferimento indiretto all’Italia e alla Spagna, per i quali il gigante asiatico non interverrà acquistando direttamente i titoli di debito (interesse potrebbe invece esserci per la penetrazione dei fondi locali sul mercato industriale nazionale).
Stando agli analisi più critici, le dichiarazioni di Wen Jiabao non sono particolarmente propulsive. In effetti, il tenore letterale delle affermazioni del premier non lascia intendere in che modo il Paese sosterrà il supporto offerto dal fondo Salva Stati o – più probabilmente – dal suo strumento successore, l’Esm. Oltre agli aspetti qualitativi, è ancora ignoto (a meno di 5 mesi dal lancio dell’appena ricordato Esm) il quantum dell’intervento cinese e, pertanto, quale fetta dei suoi 3.200 miliardi di dollari di riserve finirà con l’essere utilizzata per garantire il galleggiamento del vecchio Continente nell’oceano delle difficoltà finanziarie.
Ciò che invece è noto è che l’ausilio della Cina è più che ambito dalle parti di Bruxelles. Ad invitare ufficialmente il Paese a far qualcosa di più per contribuire alla risoluzione della crisi europea è stato soprattutto Van Rompuy, che ha preannunciato la volontà di discutere il riconoscimento della nazione asiatica come economia di mercato. Un’apertura molto importante, che potrebbe fungere come sostanziale merce di scambio per guadagnarsi l’appoggio più convinto di Pechino.