Il ritratto del neo imprenditore medio italiano si riassume in poche parole: è giovane, proviene dal Sud e si è messo in proprio utilizzando un budget inferiore ai 10 mila euro. A stilare questo identikit è il Centro Studi di Unioncamere attraverso un’indagine che ha monitorato il contesto nel quale sono nate la maggior parte delle nuove imprese nel 2011.
Dai report emergono dati interessanti che non solo mostrano una certa vitalità imprenditoriale in tutta la penisola, con una netta prevalenza nelle regioni del Sud, ma illustrano anche come la scelta di avviare una nuova attività sia dettata spesso dalla carenza di altre prospettive professionali: se il lavoro non c’è, in sostanza, bisogna inventarselo, e l’imprenditoria rappresenta evidentemente un terreno più battuto di quanto si possa pensare.
Dando un’occhiata al dettaglio dei dati, un terzo delle imprese avviate nel 2011 ha visto la luce nel meridione, fondate in prevalenza da uomini – per il 45% di età inferiore ai 35 anni – e in 7 casi su 10 create quasi dal nulla. L’indagine di Unioncamere ha coinvolto un campione di circa 9 mila imprese attualmente in attività e rappresentative di vari settori produttivi. È interessante notare come quasi il 90% delle nuove aziende si basi solo sul lavoro del titolare, senza poter contare sull’impiego di altro personale. Una probabile conseguenza della carenza di fondi a disposizione, fatta eccezione per i propri risparmi o le risorse economiche prestate da familiari e amici (attraverso il crowdfunding, ad esempio): in 8 casi su 10, comunque, l’investimento iniziale non supera i 10 mila euro.
Se dal punto di vista geografico si è verificata una netta predominanza delle regioni del Mezzogiorno, isole comprese, senza dubbio più attive nell’avvio di nuove imprese, osservando le varie età dei neo imprenditori si nota una prevalenza di under 30 (26,4%) e di giovani appartenenti alla fascia di età compresa tra i 31 e i 35 anni (19,1%). E se le donne sembrano restare sempre in seconda fila, e in ogni caso occuparsi prevalentemente di alcuni settori specifici come il turismo e i servizi alle persone, solo il 12% dei nuovi imprenditori può vantare il possesso di una laurea, mentre un buon 48,9% ha un diploma.
Qual è la molla che fa scattare il desiderio di mettersi in proprio? Apparentemente in contraddizione con le evidenti difficoltà economiche che caratterizzano molte aziende italiane, la scelta di diventare imprenditore nasce anche dalla necessità di assicurarsi un reddito che il lavoro dipendente non è più in grado di difendere: ecco perché, sempre più spesso, dietro le figure dei nuovi lavoratori autonomi si cela lo spettro della disoccupazione, o del precariato.
Su questo punto ha focalizzato l’attenzione anche il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: “L’impresa è e resta una grande opportunità soprattutto per i giovani non è la soluzione alla disoccupazione, ma è una concreta e solida chance per dare corpo alle giuste aspettative di soddisfazione professionale. In un momento di difficoltà quale è quello che stiamo vivendo sostenere la diffusione delle imprese significa operare soprattutto per chi oggi si affaccia sul mercato del lavoro e non riesce a trovare risposte. Ben vengano tutti i progetti che possono offrire alle tante intelligenze delle occasioni reali”.