Nessun indennizzo a favore di Mediaset e ai danni di Sky, accusata di aver violato gli impegni sanciti dall’Unione Europea in materia di diritti TV in concomitanza con la fusione tra Stream e Tele+.
A distanza di due anni dai Mondiali 2010, e da ben quattro anni dall’inizio della battaglia, il Tribunale arbitrale ICC di Parigi ha infatti respinto il ricorso presentato del gruppo Mediaset contro la rete satellitare, storica antagonista, rea a suo parere di aver rifiutato la cessione dei diritti TV per la messa in onda degli incontri calcistici sul digitale terrestre.
Se da un lato l’azienda di Cologno ha sempre definito l’operato della società di Rupert Murdoch come illegale, dall’altro lato è proprio dalla UE che arriva la precisazione utile a chiarire la spinosa questione una volta per tutte: non c’è stata alcuna violazione della normativa sui diritti TV poiché i Mondiali di calcio coinvolgono un periodo di tempo limitato e si svolgono sporadicamente, e quindi la normativa che ne regola la trasmissibilità non rientra negli Impegni presi con l’Unione Europea.
Questo il comunicato ufficiale emesso da Sky: “Il Tribunale arbitrale ha negato che i diritti di trasmettere i Mondiali ricadano nell’ambito applicativo degli Impegni perché – come precisato dalla predetta decisione comunitaria – riguardano un evento non essenziale per la competitività di un operatore televisivo concorrente. Il Tribunale ha dunque confermato la piena legittimità del comportamento di Sky, rigettando in toto le richieste di RTI“.
Le origini della battaglia tra la pay-tv e Mediaset risalgono fino al 2008, quando la prima acquistò dalla Rai il pacchetto sui Mondiali che comprendeva anche i futuri campionati del 2014, versando una quota pari a 130 milioni di euro. Stando all’accordo, inoltre, la Televisione di Stato si assicurava il diritto di mandare in onda 25 partite ad alta definizione, ragion per cui anche il gruppo RTI avanzò un’offerta per ottenere la possibilità di trasmettere gli incontri su Mediaset Premium.
Il rifiuto di Sky determinò la decisione di Mediaset di avviare un ricorso rivolgendosi alla corte parigina, inizialmente solo per accaparrarsi i diritti TV prima dell’inizio dei campionati del mondo, e successivamente per chiedere un indennizzo, definitivamente negato.