Flessibilità lavoro: il 67% delle aziende italiane dice di sì

di Andrea Barbieri Carones

23 Febbraio 2012 11:30

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Una ricerca condotta tra 16mila manager di tutto il mondo mostra che il lavoro flessibile aumenta la produttività e il fatturato delle aziende.

Il lavoro flessibile piace alle aziende e porta buoni risultati, a iniziare da un aumento di fatturato e di produttività. Ecco la sintesi della ricerca condotta da Regus, uno dei principali fornitori mondiali di soluzioni per ambienti di lavoro.

In particolare, il 76% delle imprese ha dichiarato di aver registrato un aumento della produttività a seguito dell’adozione di pratiche di lavoro flessibile e il 67% dichiara che vi è un legame diretto tra aumento del fatturato e lavoro flessibile.

La ricerca è stata condotta tra oltre 16.000 dirigenti aziendali senior di tutto il mondo ed è da ritenersi come la prima ricerca indipendente che conferma il legame causale tra lavoro flessibile (in termini di tempo e/o ambiente di lavoro) e aumento di produttività/fatturato. Gli intervistati dichiarano inoltre di sentirsi maggiormente attivi e motivati grazie al lavoro flessibile (66%). Agendo positivamente sul morale e sulla salute dei lavoratori, il lavoro flessibile si sta anche rivelando un prezioso strumento per il mantenimento dei talenti, che consente alle aziende di premiare e attrarre importanti risorse.

Tra gli altri dati interessanti:

· Il 76% degli intervistati dichiara di svolgere una maggiore quantità di lavoro durante gli spostamenti rispetto al passato.

· Il 62% degli intervistati dichiara che il lavoro flessibile ha consentito un miglioramento delle condizioni di salute dei lavoratori delle rispettive aziende.

· Il 75% degli intervistati prevede un aumento del numero di persone che, in un determinato momento della loro carriera, opteranno per il part-time.

· Le piccole aziende – su scala mondiale – hanno adottato il modello del lavoro flessibile più tempestivamente rispetto alle grandi aziende, con l’80% dei lavoratori che dichiara che l’azienda di appartenenza ricorre maggiormente alla flessibilità rispetto al passato; a fronte di una percentuale del 68% per le grandi aziende.

Mauro Mordini, direttore Regus Italia commenta così: “Le innovazioni nell’ambito di tecnologie e reti, nonché le esigenze dei lavoratori di un migliore equilibrio lavoro/vita privata, hanno contribuito a trasformare il lavoro flessibile in una prassi consolidata. Questo sondaggio conferma il business case per il lavoro flessibile, mettendo in evidenza che le aziende globali identificano un legame diretto tra un aumento di produttività e profitti e pratiche di lavoro flessibile. I dipendenti delle aziende fanno inoltre viaggi di lavoro molto più spesso rispetto al passato e ciò contribuisce a dare maggiore importanza alla presenza di strutture in cui svolgere il lavoro nelle città visitate, principalmente nel caso dei dipendenti di piccole aziende che non possono fare affidamento su una rete di uffici dislocati quando si spostano dalla sede centrale”.

“Oltre a questi vantaggi, il personale ha registrato un miglioramento delle proprie condizioni di salute e dichiara di sentirsi più attivo e motivato, con ovvie ripercussioni positive sul proprio livello di soddisfazione e sulla fedeltà nei confronti della propria azienda. Con il cambiamento delle aspettative e delle esigenze della forza lavoro, gli accordi di lavoro part-time sono ormai diventati una prassi sempre più diffusa non solo per personale freelance, casalinghe e anziani lavoratori, bensì anche per i giovanissimi in procinto di entrare in un mondo del lavoro dove regna la flessibilità”.