In Italia resiste – uno dei pochi Paesi al mondo – il primato di iOs, il sistema operativo di Apple per i dispositivi mobile cellulari e tablet, su Android di Google, ma l’evoluzione dei paesi maturi, la diffusione degli smartphone a basso costo soprattutto Samsung e l’introduzione prossima ventura dei nuovi tablet di Amazon e Google deve far guardare con attenzione al sorpasso e ritarare le priorità su un panorama più frammentato.
Questo dualismo pone alle aziende una criticità ed una sfida: la criticità è che se oggi Android, per le sue caratteristiche open source e di limitato controllo, era appannaggio soprattutto di software house e dotcom, domani non potrà essere considerato necessariamente secondario per le aziende con sforzi e costi doppi nell’adeguare la nostra proposizione di valore anche a questo mondo e nel comunicarla e promuoverla correttamente ed efficacemente.
In attesa che la programmazione in html5 possa consentire economie di scala, oggi sviluppare un’applicazione per Android significa infatti ripartire da zero nonostante che si sia introdotto con successo un app per il mondo Apple: certo ci saranno economie di esperienze, ma l’agenzia che ci segue difficilmente ci riserverà sconti significativi. Occorrerà pertanto analizzare il target e il comportamento mobile e agire di conseguenza.
La sfida è realizzare un’applicazione che davvero dia all’utente un valore aggiunto rispetto alla navigazione del sito o la consultazione del catalogo dei nostri prodottidifficilmente infatti, in caso contrario, l’utente scaricherà la nostra applicazione – di cui avremo già sostenuto i costi di sviluppo -o peggio ancora si ricorderà di averlo fatto privandoci della possibilità di avere con lui una relazione positiva e continuativa. Il limite di tutto questo è dato da Barilla che, quando pensa ad una app, non si limita ad immaginare un ricettario, ma fa leva sulla creatività e sull’edu-tainment realizzando uno spaghettometro che, a seconda dei convitati, allarga o restringe il cerchio visualizzato sul display per dare l’idea di quanta pasta occorre buttare. Ci vuole creatività, un’ampia conoscenza del target e del suo rapporto con il digitale e non guasta un pizzico d’ironia.
Il modello degli acquisti in-app infine consente di sfruttare il modello freemium appreso dalle tanti applicazioni e dalle tante funzionalità messe a disposizione da sviluppatori e aziende digitali: si amplia la base degli utenti che scaricano attraverso una versione base gratuita per poi offrire step avanzati o collaterali a pagamento. Cominciano a vedersi addirittura esperimenti editoriali che vanno in questa direzione.
Le ormai centinaia di migliaia di idee disponibili sui diversi market sono ormai in grado di fornircie tutti gli spunti possibili: sta a questo punto all’azienda scegliere e sfruttare appieno le funzionalità mobile (geolocalizzazione, fotocamera, accelerometro, …) per trovare l’idea migliore per dare ad un cliente in mobilità un nuovo punto di contatto con cui relazionarsi con il brand, i suoi prodotti e soprattutto i suoi prodotti.