Non si placa la polemica che coinvolge Coca Cola e un gruppo di aziende agricole calabresi: accusata da un tabloid britannico di favorire il lavoro irregolare e lo sfruttamento degli immigrati nel Sud della penisola, la multinazionale americana ha deciso di disdire i contratti con i fornitori di arance attivi nella Piana di Rosarno.
Una manovra dettata dalla volontà di Coca Cola di tutelare la propria immagine, ma anche un gesto che potrebbe mettere a rischio l’economia della regione Calabria, come ha sottolineato il sindaco della cittadina Elisabetta Tripodi.
Secondo “The Ecologist” l’azienda acquisterebbe le arance prodotte a Rosarno a prezzi irrisori, costringendo i coltivatori a pagare la forza lavoro straniera solo 15 euro per 15 ore di attività nei campi: un’imputazione pesante e potenzialmente lesiva per il brand internazionale, che ha spinto i vertici del gruppo a sottolineare l’estraneità alle accuse attraverso un gesto estremo: bloccare la fornitura di frutta dalle imprese della zona.
A confermare la pessima situazione nella quale vivono e operano i produttori della Piana calabrese è tuttavia proprio il primo cittadino di Rosarno: “Il vero problema è che gli agricoltori non raccolgono il prodotto perché il prezzo è troppo basso. Questa situazione ha quindi provocato un impoverimento di tutto il settore ed è ovvio che a risentirne sono anche i lavoratori“.
E se c’è chi propone il boicottaggio non solo dei prodotti marchiati Coca Cola e comunque associati al gruppo – come la stessa Fanta, prodotta dalla multinazionale con il succo delle arance di Rosarno -, ma anche di tutte le grandi aziende estere che basano il loro commercio sul lavoro sottopagato, da parte della stessa azienda statunitense è arrivata una nota che smentisce il legame tra il mancato rinnovo del contratto con alcuni produttori calabresi e la vicenda sollevata dal tabloid.
Dal comunicato diffuso dai legali Coca Cola, infatti, traspare una certa apertura nei confronti dei coltivatori e fornitori calabresi: “Siamo pronti a sederci con i fornitori e le autorità locali, tra cui il sindaco di Rosarno, per discutere possibili allineamenti strategici a lungo termine in grado di garantire un futuro di business reciprocamente vantaggioso con i produttori di succhi locali e, attraverso di loro, con le cooperative locali e gli agricoltori“.
Un concetto chiave, tuttavia, è stato ampiamente ribadito nella nota, relativo alla volontà dell’azienda di sostenere le politiche a favore della tutela dei diritti umani e del lavoro regolare, anche attraverso il controllo dell’operato dei singoli fornitori.