Moda: Urban Outfitters accusata di violazione brand da tribù indiana

di Teresa Barone

6 Marzo 2012 09:30

logo PMI+ logo PMI+
È guerra tra la Urban Outfitters e la tribù indiana dei Navajo: in ballo l?uso non autorizzato del nome per una linea di moda.

Uso non autorizzato del nome del clan e violazione di brand: queste le accuse contro la Urban Outfitters mosse dalla tribù indiana dei Navajo, che si sono rivolti alla Corte Distrettuale del New Mexico per avviare un’azione legale ai danni della casa di moda americana che è proprietaria di 5 brand e che viaggia a un fatturato annuo di 1,83 miliardi di dollari.

La Urban Outfitters sarebbe infatti responsabile di aver messo in commercio alcuni prodotti di abbigliamento e accessori con il brand “Navajo”, un’azione che non è piaciuta ai capi del popolo dei pellerossa più esteso degli USA e considerata come una violazione dell’Indian Arts and Crafts Act, protocollo che rende illegale la vendita di “arti o mestieri” che possano in qualche modo suggerire, erroneamente, la loro appartenenza al popolo dei nativi americani.

Da parte della tribù indiana, infatti, c’è la volontà di proteggere non solo un nome vivo da secoli, ma anche un patrimonio di tradizioni ancora vive e fortemente sentite contro le leggi del marketing e il consumismo: “Vogliamo proteggere il nome dei Navajo e assicurarci che nessun consumatore venga più confuso, pensando di acquistare prodotti originali provenienti dalla tribù. Dobbiamo difendere diritti e tradizioni dalla commercializzazione selvaggia. La nostra tradizione ha un valore e legarlo in modo fittizio a un oggetto è chiaramente un abuso“.

Non si tratta, tuttavia, della prima battaglia messa in atto dai Navajo contro la  Urban Outfitters, e risale al 2011 una prima denuncia contro il gruppo a causa della vendita di una linea di biancheria intima marchiata con il nome dei celebri guerrieri nativi americani, ma anche di un superalcolico che – stando alle accuse – snaturava completamente i principi del clan, che vieta il consumo di bevande alcoliche all’interno dei confini della riserva.

Una denuncia che, tuttavia, si è conclusa con il ritiro dei prodotti da parte della casa produttrice, ma evidentemente non con la decisione di porre fine definitivamente all’uso improprio del marchio. In merito a questo intento parla chiaro una dichiarazione rilasciata lo scorso ottobre da Ed Looram, portavoce della società di Philadelphia, il quale ha ribadito la volontà della Urban Outfitters di non apportare modifiche né ai suoi prodotti né ai marchi con i quali vengono distribuiti: “Come molti altri marchi di moda, noi interpretiamo le tendenze e continueremo a farlo negli anni a venire“.