TAV, il governo spiega perché sì

di Andrea Barbieri Carones

9 Marzo 2012 13:00

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TAV: il governo ha spiegato i perché del sì alla costruzione della linea ferrovieria ad alta velocità tra Torino e Lione, pronta nel 2023.

Mentre in val di Susa continuano le proteste dei no TAV per la costruzione del tratto italiano della ferrovia per treni ad alta velocità sulla linea Torino-Lione, il Mario Monti spiega i motivi per cui il governo proseguirà nella costruzione di questa opera tra Italia e Francia.

“Innanzitutto si dimezzano i tempi di percorrenza per i passeggeri. In secondo luogo l’opera aumenterà la capacità del trasporto merci tra i due Paesi, con costi di esercizio inferiori e con un minore inquinamento atmosferico, visto che la ferrovia sottrarrà diversi camion dalle strade della val di Susa, con vantaggio per il traffico e la salute dei residenti” è contenuto in una nota divulgata da Palazzo Chigi. “Solo due amministrazioni sono esplicitamente contrarie”.

Il presidente del Consiglio ha poi continuato a spiegare perché quest’opera ferroviaria è necessaria per il Paese: “La Torino-Lione costituisce un investimento strategico per il futuro dell’Italia in termini di maggiore competitività, di abbattimento delle distanze e di prospettive di sviluppo. L’idea di sviluppo infrastrutturale non riguarda solo gli assi strategici principali, ma anche il sistema di interconnessione con le reti a livello regionale e, soprattutto, con gli interporti e le piattaforme logistiche che sono in grado di generare valore aggiunto dai traffici e non si limitano a gestire i flussi in transito”.

Il costo totale della TAV su questa linea sarà di poco inferiore ai 3 miliardi di euro, che per 671 milioni sono stati finanziati dall’Unione europea (in modo da coprire  la progettazione e le opere preparatorie della linea). I lavori veri e propri inizieranno invece nel 2013 e dureranno 10 anni dopo il completamento di diverse fasi, la prima delle quali consiste nella realizzazione del tunnel di base e delle tratte di connessione alla linea già esistente a Susa e S. Jean de Maurienne, comprese le due stazioni internazionali.

“La Regione Piemonte ha fatto propria l’esperienza della Dgc approvando la Legge Regionale n. 4 2011 ‘Promozione di interventi a favore dei territori interessati dalla realizzazione di grandi infrastrutture” continua la nota dell’esecutivo.”I cantieri per la nuova linea costituiranno dunque un’opportunità per lo sviluppo dell’economia dei territori interessati. Saranno più di 2mila le persone direttamente impegnate in Italia nella realizzazione della nuova linea; i cantieri indurranno, inoltre, una media di 4mila occupati indiretti. Le ricadute occupazionali, poi, riguarderanno anche la fase di esercizio della nuova linea Torino-Lione: cinque anni dopo l’entrata in servizio, la nuova linea creerà oltre 500 posti di lavoro in Italia”.

Importante il passaggio relativo alla radioattività: “In nessuna formazione indagata è stata individuata una presenza significativa di uranio e tutte le misure risultano al di sotto della soglie di legge. Allo stesso modo le emissione in radon non presentano potenziale significativo”.

Mario Monti ha poi voluto sottolineare che tra i motivi del sì alla TAV c’è anche il fatto che l’attuale collegamento ferroviario è operato su una tratta obsoleta: “Allo stato attuale, il collegamento italo-francese è una linea di montagna, che costringe i treni ad una salita di 1250 metri di quota con sovra costi esorbitanti, che passa attraverso una galleria dove non entrano i containers oggi in uso per il trasporto merci. E’ dunque una linea fuori mercato. I flussi di interscambio Italia-Francia nel quadrante ovest (da Ventimiglia al Monte Bianco) sono stati negli ultimi dieci anni costanti in quantità (fra 38 e 40 milioni di tonnellate) ed in valore (circa 70 miliardi d’interscambio). Questi valori sono superiori del 110% a tutti quelli che interessano la Svizzera. Ma mentre in questo quadrante (italo-elvetico) la ferrovia intercetta il 63% del traffico, nel quadrante italo-francese non arriva al 7%. La linea storica del Frejus è come una macchina da scrivere nell’era del computer: un servizio che nessuno richiede più. Bisogna dunque creare una nuova infrastruttura che soddisfi la domanda di merci e persone”.