Banche: sindacati contro super stipendi dei manager

di Teresa Barone

15 Marzo 2012 09:30

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Tagliare le retribuzioni degli alti funzionari bancari per ridurre il divario con i compensi dei dipendenti: la proposta dei sindacati del credito.

Il dibattito sugli stipendi arriva nelle banche: tagli alle retribuzoni dei top manager per dare equità al settore e favorire l’avvicinamento tra le paghe dei comuni dipendenti e quelle dei piani alti: questo l’appello lanciato dai sindacati del credito al premier Mario Monti, al Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e al presidente Abi Giuseppe Mussari.

Una richiesta espressa dalle associazioni bancarie (Fabi, Fiba, Fisac, Ugl e Uilca) e indice di un malcontento diffuso tra i lavoratori del settore, i cui contratti non possono essere sottoposti a leggi in grado di fissare tetti agli stipendi. Un limite che rende necessario l’intervento delle autorità competenti, al fine di favorire la riduzione del gap salariale che separa dipendenti e manager con posizioni apicali.

Nel testo della lettera che anticipa le richieste dei sindacati si legge infatti che: “È tempo di ridurre la forbice tra i compensi del top management e quelli dei lavoratori, difendere l’occupazione e sviluppare la solidarietà. Difendere e sviluppare l’occupazione è l’impegno che le parti sociali hanno assunto con il nuovo contratto di lavoro del credito, sottoposto in questi giorni alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori“.

Il testo tocca anche un altro punto chiave della spinosa questione che gira intorno ai compensi del top management bancario: l’istituzione di un “fondo di solidarietà occupazionale e generazionale“, finalizzato a creare nuove opportunità professionali e favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, che dovrebbe nascere proprio grazie ai contributi dei bancari, a tutti i livelli, attraverso la concessione di una giornata di lavoro gratuita. Solo partecipazione volontarie, senza l’imposizione di alcun obbligo.

Il presidente Abi si era già mosso in questa direzione nella prima decade di gennaio, rivolgendo agli alti funzionari l’invito a versare il 4% della retribuzione fissa in un fondo comune, e a bloccare gli stipendi totali fino alla scadenza del Contratto Collettivo Nazionale del Credito. Anche Mario Draghi ha recentemente esortato gli istituti di credito a ricalcolare le spese anche attraverso il taglio dei bonus destinati ai top manager.