Bce, soldi alle banche andranno in Btp e non alle imprese

di Floriana Giambarresi

Pubblicato 15 Marzo 2012
Aggiornato 14 Marzo 2022 17:47

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La Banca Centrale Europea ha tagliato le stime di crescita nella Ue; intanto pare che il denaro ottenuto tra fine dicembre e febbraio andrà in Btp.

Il denaro della Bce andrà in Btp e non alle imprese: quei soldi sparsi tra fine dicembre 2011 e fine febbraio 2012 sulle banche d’Europa e sull’Italia non andranno a beneficio dell’economia reale. Sebbene non vi sia alcuna risposta chiara e precisa fornita, il denaro è ancora oggi rimasto nei bilanci degli istituti di credito.

Le banche hanno usato risorse per comprare un enorme quantitativo di bond pubblici e bancari: tra fine dicembre e fine gennaio 2012 hanno acquistato BTp e titoli vari per 28 miliardi di euro, giungendo nel giro di un solo mese da quota 209 miliardi a quota 237 miliardi. La quota tra bond e riacquisti delle proprie obbligazioni è stata poi aumentata per 41 miliardi.

Le risorse sarebbero andate dunque altrove e, secondo le fonti, appare sempre più evidente come poco denaro sia andato a imprese e famiglie europee.

Le stime trimestrali sulla crescita dell’area Euro sono state tagliate dalla Bce, con nuove proiezioni che danno ora fra lo -0,5% e il +0,3% la crescita nel 2012, mentre a dicembre era stata stimata tra lo -0,4% e +1%. Per il 2013, la Banca Centrale europea prevede una crescita fra lo 0 e il +2,2%. Le stime sull’inflazione sono in rialzo, secondo gli economisti dell’istituto, tra il 2,1 e il 2,7% nel 2012 e tra lo 0,9 e il 2,3% nel 2013.

Verranno offerti maxi-prestiti alle banche: come sottolineato dalla Bce, “migliorando le condizioni di finanziamento per le banche [da parte della Bce, ndr] ha verosimilmente evitato il processo disordinato di ridimensionamento degli attivi bancari, che avrebbe messo sotto pressione alcuni settori del mercato finanziario” e ha contribuito “a contenere gli effetti di contagio della crisi del debito sovrano per i mercati del credito e quelli finanziari più in generale”.

È probabile che due operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Orlt), sottolinea l’istituto di Francoforte, “abbiano migliorato il clima di fiducia del mercato per un’ampia gamma di attività e concorso alla graduale riapertura di alcuni segmenti del mercato”. Tuttavia il fenomeno “va considerato anche alla luce del risanamento dei conti pubblici in atto nell’area dell’Euro e dei recenti segnali di stabilizzazione economica”.