Non solo ai manager di stato tocca rendere conto sugli stipendi. Ora tocca infatti all’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, il cui compenso da capogiro per il 2011 è stato reso noto sul sito dell’azienda attraverso la relazione remunerazione pubblicata dal gruppo torinese.
Essere alla guida della Fiat ha fruttato a Marchionne circa 17 milioni di euro, per quanto riguarda l’anno scorso, cifra che richiama le retribuzioni dei top manager e che si può contabilizzare così: una quota fissa pari a 2,24 milioni di euro, 12 milioni per le stock grant e le stock option, vale a dire le azioni della società cedute gratuitamente e periodicamente ai dipendenti di alto livello.
A questi importi si aggiungono anche i 2,55 milioni entrati nelle tasche di Marchionne grazie alla presidenza di Fiat Industial, società del Lingotto che opera nel settore dei camion e dei mezzi agricoli. Sommando le varie entrate si arriva a definire una cifra non solo da capogiro, ma anche nettamente superiore a quella percepita nel 2010, con un aumento del 42% sebbene non si tratti solamente di denaro liquido: gran parte dei compensi, infatti, sono appunto azioni e bonus non spendibili nell’immediato.
Alla pubblicazione della rapporto sulle retribuzioni Fiat sono succedute numerose polemiche, soprattutto da parte di alcuni esponenti del mondo politico. Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, ha infatti messo in evidenza in modo molto chiaro il suo disappunto: “Le notizie di oggi sui compensi dei vertici del gruppo Fiat e, in particolare, dell’amministratore delegato sono stupefacenti.” E questo benché le cifre affluite nelle tasche di Marchionne siano inferiori agli importi percepiti da Luca Cordero di Montezemolo, consigliere d’amministrazione e presidente della Ferrari, la cui remunerazione per il 2011 si aggirata intorno ai 5,5 milioni di euro per la sola SpA, mentre 1,34 milioni sono andati all’azionista di maggioranza John Elkann.
Intanto, a distogliere l’attenzione sulla pubblicazione dei mega stipendi dei dirigenti Fiat è stato il resoconto dell’incontro tra il premier Mario Monti e i due rappresentanti del Lingotto Marchionne e John Elkann. Un colloquio chiarificatore in merito alla possibile chiusura di alcuni stabilimenti della casa automobilistica in Italia – annunciata e smentita nei giorni scorsi -: nonostante la crisi del mercato auto, l’azienda torinese non ha infatti intenzione di effettuare tagli in questa direzione.