Manager senza lavoro: opportunità nelle aziende confiscate

di Teresa Barone

26 Marzo 2012 10:30

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Coniugare il reimpiego dei manager espulsi dal mondo del lavoro con il rilancio delle aziende confiscate alla mafia: al via un progetto in Lombardia.

Solo nel 2011 i manager espulsi dalle aziende sono stati oltre 2500, e solo nell’area del milanese. Professionisti alla ricerca di nuovi sbocchi lavorativi e opportunità di guadagno per i quali due associazioni di rappresentanza, Aldai e Fondirigenti, hanno trovato una soluzione di reimpiego originale: offrire ai manager la possibilità di amministrare le aziende confiscate dallo Stato.

Grazie a un accordo siglato con il Ministero dell’Interno, infatti, a più di 200 manager sarà affidata la gestione di 1500 aziende nazionali confiscate alla criminalità organizzata, dislocate in varie Regioni della penisola. Per quanto riguarda la Lombardia, Aldai e Assolombarda hanno selezionato 60 dirigenti che si occuperanno del rilancio di 200 società sequestrate, dando vita a una sorta di esperimento che potrebbe essere successivamente esteso in altre zone.

Qual è la funzione dei manager all’interno di queste aziende? Lo spiega il presidente di Aldai Renato Garbarini, che mette in evidenza come le capacità manageriali dei nuovi amministratori siano fondamentali per evitare la chiusura delle attività o i tagli al personale: “Non è facile garantire la continuità industriale e operativa di queste imprese che sono vissute ai margini del vero mercato e hanno sviluppato con clienti e fornitori relazioni malate. Messe di fronte alla libera competizione oggi rischiano di fallire e chiudere causando perdita di posti di lavoro, tensioni sociali e dimostrando quasi che senza padrini non si può fare del buon business“.

La sperimentazione coinvolgerà quindi un team di dirigenti chiamati a risollevare le sorti di un gruppo di aziende lombarde, tra società immobiliari, attività commerciali e alberghi che rientrano all’interno del progetto antimafia. La maggior parte dei soggetti coinvolti ha un’età compresa tra i 55 e i 58 anni, spesso in difficoltà a causa della carenza di opportunità occupazionali e dell’impossibilità di andare in pensione.

L’impegno alla guida delle aziende confiscate alla mafia rappresenta invece una concreta occasione di riscatto e di guadagno, una responsabilità che, tuttavia, può essere affidata solo a chi possiede determinati requisiti: come ha sottolineato Assolombarda, le competenze richieste ruotano intorno alla capacità di valutazione, attitudine verso i rapporti umani e abilità nel trovare soluzioni in grado di rilanciare l’attività aziendale all’insegna della più totale legalità e trasparenza.