Domani, 27 marzo, lavoratori dipendenti e pensionati si ritroveranno delle maggiori trattenute in busta paga, ritrovandosi quindi ad avere meno soldi in tasca. Questo è uno degli effetti della manovra Monti per cercare di riportare in pareggio i conti pubblici italiani.
Con lo stipendio di marzo, infatti scatta l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, vale a dire l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Anche se percentualmente sembra poca cosa – dallo 0,9% si passa all’1,23 – per lavoratori e pensionati significherebbe un prelievo aggiuntivo di 51 euro al mese per chi guadagna 1.200 euro, di 73 per chi riceve un assegno di 1.700 euro, di 94 per chi ne riceve 2.200 e di 137 per chi intasca un “conquibus” di 3.200 euro.
A essere esclusi dalla manovra salva Italia di dicembre sono i dipendenti che guadagnano meno di 8.030 euro l’anno, 7.535 euro per i pensionati sotto i 75 anni e 7.785 per gli over 75. Sommando tutte queste cifre, lo Stato incasserà circa 2,2 miliardi di euro.
C’è poi da aggiungere la variabile dell’Irpef comunale e regionale, che nel caso del comune di Chieti tocca i 193 euro: 137 regionale e 56 comunale. Queste addizionali derivano dalla manovra di Ferragosto dell’ex ministro Tremonti, che aveva dato la possibilità agli enti locali la possibilità di deliberare aumenti dell’addizionale comunale fino a raggiungere un’aliquota massima complessiva pari allo 0,8%.
Tutto ciò, in attesa della nuova Imu (Imposta municipale unica) sulla prima casa e sulla seconda casa, che arriverà il 20 giugno, con la possibilità – almeno – di detrarre 200 euro sul primo immobile; mentre il possibile aumento di 2 punti percentuali dell’aliquota Iva (dal 21 al 23%) potrebbe diventare operativo da ottobre, qualora l’esecutivo decidesse in tal senso come ha comunicato il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli.