Sulla riforma del lavoro il governo Monti si gioca molte possibilità di restare in vita. Il presidente del Consiglio, appena arrivato a Tokyo per una visita di Stato di 4 giorni, si è detto fiducioso sull’approvazione della legge che punta a modificare i rapporti tra le aziende e i propri dipendenti.
“Sono fiducioso – ha detto – che la riforma passerà come è passata la riforma delle pensioni. Una parte dei cambiamenti è accettata da tutte le parti in causa, mentre temi come la modifica dell’articolo 18 sono ancora indigesti per alcuni, ma sono indispensabili: molte aziende non assumono perché, conti alla mano, sanno che non riusciranno più a ricorrere al licenziamento se non a fronte di spese insostenibili. E lo sanno bene anche le imprese straniere, che limitano i propri investimenti in Italia anche per la normativa sul lavoro, che noi abbiamo cambiato”.
Tutto regge sull’asse, che sembra granitico, Monti-Fornero. Il primo ribadisce che l’impianto del provvedimento di riforma del settore resta immutato e che, sebbene il Parlamento sia sovrano, si aspetta che i tempi di discussione non siano troppo lunghi per un varo definitivo della riforma prima della pausa estiva. Monti ha lanciato anche un messaggio ai naviganti “Io sono fiducioso, ma se il Paese non è pronto possiamo anche andare a casa”.
La seconda, in un colloquio con “La Repubblica“, mostra i muscoli e difende a spada tratta l’impianto base del provvedimento e i suoi principi basilari che il Parlamento, chiede, dovranno rispettare perché non verrà accettata una riforma “ridotta in polpette”. La titolare del dicastero del Lavoro spiega che è doveroso confrontarsi su questi grandi ed importanti temi con le parti sociali ma che poi il Governo deve tirare una linea finale e “trarre le sue conclusioni, anche se qualcuno non è d’accordo. Su questo da parte nostra c’è assoluta fermezza”.
Il nodo più imponente di contrasto, come detto, resta l’articolo 18 e lo stabilire per legge l’indennizzo e non il reintegro per i licenziamenti economici oggettivi. Su questo punto Fornero spiega che il principio-base dovrà essere rispettato e non ci saranno passi indietro. Il ministro, infine, rigetta al mittente l’accusa di macelleria sociale e quella di calpestare o cancellare i diritti i lavoratori.
Intanto, il provvedimento non è ancora arrivato in aula e già si acuiscono le distanze tra i vari partiti e nei partiti con la Cigl sempre più agguerrita e che annuncia che lo sciopero generale verrà attuato alla fine di maggio.