Come regiscono le aziende ai cambiamenti economici, sociali, tecnologici o di abitudini nei consumi del proprio Paese? Le organizzazioni aziendali sono in grado di abituarsi a questi cambiamenti o addirittura a prevenirli?
Uno studio effettuato da un gruppo di rierca del quotidiano britannico The Economist ha misurato la capacità delle aziende di reagire ai cambiamenti, contattando e interpellando 390 dirigenti europei, la metà dei quali in posizioni di top management: 30% di questi erano di aziende europee, 30% americane, 30% asiatiche e 10% di altre parti del mondo.
Le risposte date dai manager mostrano che le aziende impiegano sempre più tempo per prendere decisioni strategiche: per la precisione, il 48% di loro ritiene che negli ultimi 5 anni i tempi si sono dilatati, contro il 22% che ritiene che siano diminuiti e il 30% che pensa siano rimasti uguali.
Agli executive, poi, i cambiamenti fanno una certa paura visto che solo il 39% di essi ritiene di essere in grado di prendere le decisioni giuste per adattare l’impresa ai cambiamenti in corso nel mercato e nella società. E quando queste novità arrivano, le poche risorse a disposizione, la poca comunicazione tra i vari uffici dell’azienda e l’eccessiva rigidità della struttura rendono la macchina operativa troppo lenta rispetto al cambiare dei tempi e delle abitudini.
Tuttavia i manager sanno bene queste cose, al punto che per il 79% si rende conto dell’importanza di una risposta rapida da parte delle propria organizzazione, che tuttavia faticano a dare. In altre parole: ci percepiscono i cambiamenti in atto ma si ha difficoltà a trasformare le informazioni in decisioni.
Il motivo? Il 35% ritiene che il primo limite sia la mancanza di risorse adeguate in azienda, a iniziare dalle tecnologie e dalle procedure per continuare con la scarsità di investimenti.
C’è poi un 34% che pensa che ciò che rallenta i processi decisionali strategici – e quindi la possibilità di adattarsi al mercato o alle nuove potenzialità offerte dalla tecnologia – sia la mancanza di coordinamento fra le varie funzioni aziendali al punto che talvolta i dirigenti non dispongono delle informazioni giuste per poter decidere adeguatamente. Questo aspetto è ritenuto molto importante dal 28% degli intervistati, che lamentano una poca completezza dei dati in loro possesso. Per il 25%, invece, la colpa è da attribuire all’eccessiva burocrazia che rallenta la macchina decisionale. Gli interpellati potevano dare delle risposte multiple.
Allora come dovrebbero fare le aziende per diventare più camaleontiche e trovarsi preparate ai cambiamenti? Secondo Clark Gilbert, presidente e CEO della Deseret News e Deseret Digital ed ex professore alla Business School di Harvard, suggerisce di creare una unità ad hoc che raccolga i cambiamenti e li porti direttamente in azienda.
Ma quali sono i canali migliori per capire come sta cambiando il mondo e il mercato? Il 61% ha indicato nei clienti i migliori interlocutori per migliorare, mentre il 31% ha detto che bisognerebbe confrontarsi reciprocamente coi propri soci in affari. Altri canali interessanti sono i fornitori (29%), i media (25%) e il governo (17%).
Riferendosi all’organizzazione interna, il 49% dei manager ritengono che una forte leadership sia fondamentale per rispondere in maniera efficace ai cambiamenti mentre per il 42% occorre migliorare il fllusso di informazioni interne e per il 36% sarebbe meglio decentrare il potere decisionale, rendendo così meno centralizzata l’azienda, con conseguente lentezza nell’adattarsi al mercato.
Alla luce delle riposte dei 390 manager, lo studio della Economist Intelligence Unit si conclude con 7 suggerimenti schematici dati alle aziende, seguendo i quali sarebbe più facile adattarsi al mondo in continuo e rapido cambiamento.
1 – Rivedere la strategia aziendale non a scadenze fisse ma di volta in volta al manifestarsi di un cambiamento.
2 – Raccogliere sempre notizie e informazioni da più fonti possibili, in modo da aver sempre chiaro l’andamento del mercato per poter poi adattare ad esso la propria politica industriale.
3 – Assicurarsi che i manager abbiano l’autonomia di prendere decisioni rapidamente.
4 – Creare una cultura aziendale basata sul fatto che i cambiamenti sono positivi e siano i benvenuti, perchè fanno parte della crescita e dell’evoluzione di un’azienda.
5 – Condurre frequenti esperimenti e non aver paura di fallire.
6 – I CEO e i top manager dovrebbero far capire allo staff dirigenziale che il cambiamento è sempre “in agguato” e può andare in diverse direzioni. Pertanto i leader dovrebbero abituarsi a lavorare con la consapevolezza che le direzioni da prendere potrebbero essere molte.
7 – Costruire un rapporto di fiducia coi dipendenti: se anche loro sono colpiti dai cambiamenti, è più facile che quando questi arrivino sappiano appoggiare le decisioni dei vertici aziendali.