Cina: il giornale comunista va in Borsa

di Andrea Barbieri Carones

6 Aprile 2012 09:00

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Cina: il Quotidiano del Popolo punta alla quotazione alla Borsa di Shanghai, per raccogliere 65 milioni di euro da destinare alla crescita.

La Cina sta cedendo alle tentazioni del capitalismo o, forse, si rende conto che sia l’unica via possibile per lo sviluppo. Fatto sta che dopo aver compiuto passi da gigante negli ultimi 10 anni, ora cade uno degli ultimi baluardi del regime comunista: il Quotidiano del Popolo, l’organo del partito fondato nel 1948 e venduto in 4 milioni di copie, ha comunicato di voler puntare alla quotazione alla Borsa di Shanghai.

La decisione non dev’essere tanto semplice per una pubblicazione che negli ultimi anni aveva aspramente criticato gli eccessi del mercato, che soprattutto in Cina sembrano non avere regole, portando uno sviluppo di cui solo marginalmente ne beneficia la popolazione.

Fatto che sta che gli editori del Quotidiano del Popolo – corrispondenti alla nomenclatura del parito comunista – si sono arresi e hanno deciso di puntare verso la dinamica borsa della metropoli dell’estremo Oriente per crescere e per trovare le risorse necessarie per tenere il passo con il mercato e con la sete di notizie dei cinesi. L’obiettivo, infatti, è di raccogliere 527 milioni di yuan – pari a 65 milioni di euro – con l’immissione sul mercato di 69,1 milioni di azioni, pari a circa il 25% dell’intero capitale.

Lo sbarco è previsto nei giorni del 17 e del 18 aprile. Attualmente, i principali proventi del giornale arrivano dalla pubblicità, come spiegato nel propsetto illustrativo presente nel sito della Borsa di Shanghai. La società proprietaria del quotidiano, che gestisce anche il sito www.people.com.cn, ha reso noto di voler utilizzare il denaro proveniente dalla quotazione per investire nei servizi wireless, nella tecnologia e nel rafforzamento dello staff della redazione complici anche risultati economici in crescita, come dimostra l’aumento del 50% del fatturato 2011 che ha raggiunto quota 61 milioni di euro e il boom degli utili a, che con un +74% hanno raggiunto i 17 milioni.

Questo sbarco in borsa rappresenta il secondo passo chiave verso il mercato: il primo fu nel 1997, quando con l’inaugurazione dell’edizione on line, il giornale ospitò per la prima volta banner pubblicitari, che vennero subito acquistati anche da grandi aziende come la Coca Cola.

Con questa misura, il governo (proprietario dell’azienda) vuole rendere più moderni e competitivi gli organi di informazione cinese: nel giro di qualche anno, infatti, prenderanno la via della borsa anche altri media di proprietà dello Stato cinese.