Il gruppo della moda di lusso Brunello Cucinelli è pronto a sbarcare in Piazza Affari. Dopo aver ricevuto il via libera dalla società di gestione del mercato regolamentato, e il formale bene stare da parte della Consob, l’azienda umbra è finalmente in procinto di fare il suo ingresso sui mercati regolamentati, con l’auspicio di poter ottenere una capitalizzazione di circa mezzo miliardo di euro.
La data dello sbarco ufficiale in Piazza Affari è fissata nella data del 3 maggio: una data che segnerà la ripresa delle quotazioni in Borsa Italia dei marchi di maggior pregio della moda italiana, dopo che il 2011 aveva osservato le IPO di Prada (che tuttavia ha preferito il mercato borsistico di Hong Kong) e di Salvatore Ferragamo (che ha invece privilegiato i mercati nostrani, e che dopo soli sei mesi è riuscita entrare nel Ftse Mib, l’indice che monitora il trend delle 40 maggiori società italiane in termini di capitalizzazione di mercato).
La società, specializzata nella produzione di cachemire di altissima qualità, dovrebbe collocare sul mercato circa un terzo del proprio capitale, raccogliendo in tal modo anche delle risorse finanziarie utili per poter supportare i propri processi di internazionalizzazione. Attualmente la società Brunello Cucinelli ha una rete di mille piccoli corner, prevalentemente situati all’interno di aeroporti e grandi magazzini di tutto il mondo, e 59 negozi monomarca.
Ci si interroga, tuttavia, sull’appropriatezza del momento scelto da Cucinelli per lo sbarco sui mercati regolamentati. Nonostante i buoni propositi e i positivi elementi di qualche settimana fa, negli ultimi giorni lo spread tra i Btp e i Bund è tornato oltre la quota di 400 punti, mentre il differenziale tra quelli spagnoli e quelli di riferimento tedeschi ha chiuso ieri sopra soglia 430 punti.
A calare è anche la fiducia degli investitori riscontrata a inizio aprile (- 14,7 punti, dopo – 8,2 punti di marzo), mentre Piazza Affari ha recentemente vissuto il corposo passo indietro, con andamento particolarmente negativo da parte dei titoli bancari, e ingenti quantitativi di vendita per i big Intesa Sanpaolo e Unicredit.