ala la crescita del commercio fra Stati a causa della crisi globale che ha colpito tutti i continenti. I dati sono stati resi noti dal WTO, che ha sottolineato che gli scambi fra Paesi sono sì in crescita, ma tale crescita sta pericolosamente rallentando: se nel 2010 il commercio era salito del 13,8% nel 2010 (rispetto al 2009), il 2011 si è chiuso con un +5% mentre il 2012 potrebbe essere l’anno dell’ulteriore rallentamento di un risicato + 3,7% sul 2011.
Tale percentuale risulta inferiore anche alla media annuale dell’ultimo ventennio, che stata del 5,4%. L’Organizzazione mondiale del commercio ha individuato diverse cause, prima fra tutte la crisi del debito sovrano in Europa.
I dati pubblicati mostravano in realtà un forte boom degli scambi di merci tra Stati, che con un +19% aveva raggiunto quota 18.200 miliardi di dollari, superando il record del 2008 che fu di 16.100 miliardi di dollari. Ma le cifre numeriche non deveono trarre in inganno, dato che buona parte del boom fu dovuto alla crescita dei prezzi delle materie prime, petrolio in primis.
“Sono trascorsi più di 3 anni dal crollo avvenuto nel 2008-2009, e l’economia e il commercio mondiali restano fragili. L’ulteriore rallentamento dell’interscambio atteso per l’anno in corso mostra che i rischi di un peggioramento restano alti. In altre parole, ritengo che il mondo non sia ancora uscito dal tunnel”, ha detto il direttore generale del Wto, Pascal Lamy.
I recenti dati sulla produzione, aggiunge l’organismo internazionale, dicono che da un lato l’Europa potrebbe già essere in recessione e che la Cina potrebbe crescere più lentamente nel 2012. Cielo sereno invece per le economie di Stati Uniti e Giappone, grazie ai segnali positivi che arrivano dal mercato del lavoro e dagli ordini delle imprese.
Potrebbe invece andar meglio nel 2013, anno per il quale il WTO prevede un aumento del 5,6% del commercio innternazionale.