Corruzione e burocrazia costituiscono i maggiori ostacoli agli investimenti esteri. Queste le parole pronunciate da Mario Monti dopo l’incontro con l’emiro del Qatar avvenuto a Roma nella giornata di lunedì 16 aprile. Il governo, ha precisato il presidente del consiglio italiano, è intenzionato ad agire con determinazione contro i fattori che scoraggiano l’investimento di capitali stranieri nel paese.
Monti ha sottolineato l’importanza del decreto semplificazioni che va nella giusta direzione velocizzando i tempi della giustizia, specialmente quella civile, fondamentale per le aziende, stabilendo il tribunale per le imprese.
Inoltre, ha assicurato che l’esecutivo in carica sta lavorando per predisporre misure efficaci per combattere la corruzione. A questo proposito ha fatto presente come l’emiro del Qatar abbia posto l’accento proprio su questo aspetto indicandolo quale principale impedimento ad un maggiore impegno finanziario in Italia. Il premier ha anche fatto accenno alla riforma del lavoro in discussione in Parlamento. A suo giudizio il provvedimento introducendo una maggior grado di flessibilità tenderebbe a rafforzare la capacità di attrarre gli investimenti di altri paesi.
Dal canto suo, l’emiro Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani ha avuto parole di apprezzamento per lo sforzo profuso da Monti che in poco tempo “è riuscito a riportare l’Italia al livello che merita”. Ciò pone le premesse per un approfondimento dei rapporti economici tra i due Stati.
Negli ultimi anni Qatar e Italia hanno realizzato importanti accordi nel settore energetico e nel turismo. Il rigassificatore di Rovigo per esempio è stato costruito col contributo di Qatar Petroleoum mentre la famiglia reale sta per acquisire la Costa Smeralda Holding con i terreni e gli alberghi dell’Agha Khan.
Il fondo sovrano qatariota (Qia) sta cercando nuove occasioni per investire in Italia mostrando interesse per Telecom Italia Media. Il Qatar valutando anche la possibilità di rilevare parte della quota libica di Unicredit contemporaneamente apre la porta alle imprese italiane invitandole a partecipare ai programmi di costruzione di infrastrutture previsti per i prossimi 10 anni.