Il popolo degli inattivi in Italia ha raggiunto cifre superiori rispetto alla media UE: secondo gli ultimi report diffusi dall’Istat si tratta prevalentemente di donne e giovani senza lavoro, ma neanche disposti a cercarlo, che dal 2011 a oggi sono cresciuti numericamente fino a raggiungere i livelli massimi a partire dal 2004.
Gli inattivi rappresentano l’11,6% della forza lavoro complessiva nella penisola, un parametro che supera di almeno tre volte la media negli altri paesi dell’Unione Europea. I soggetti che teoricamente sono disponibili a lavorare, ma che effettivamente non si attivano per trovare un impiego, sono ormai quasi 3 milioni, dei quali una buona parte è composta da esponenti del sesso debole, sfiduciate nella ricerca di lavoro a causa delle difficoltà di conciliazione lavoro famiglia, tanto da rappresentare ben il 16,8% dell’intera forza lavoro femminile.
Sul fronte dell’occupazione giovanile, invece, l’Istat rende noto un incremento degli inattivi di circa 3 punti percentuale: se nel 2010 gli under ventiquattrenni disposti ad accettare un impiego ma restii a cercarlo erano il 30,9%, nel 2011 hanno raggiunto il 33,9%. In questo caso l’istituto di ricerca mette in evidenza anche una certa disparità tra le cifre che riguardano le Regioni del Nord e il Mezzogiorno, dove il numero degli inattivi è di ben sei volte superiore.
La sfiducia di questa particolare categoria di disoccupati nasce in primis dalla consapevolezza che le opportunità di lavoro scarseggiano, soprattutto al Sud, tuttavia a porre dei limiti è anche il timore di attivarsi inutilmente, a causa delle difficoltà nel trovare un impiego e, soprattutto, mantenerlo in modo stabile. Nelle regioni del Mezzogiorno, inoltre, la metà dei soggetti inattivi ha livelli di istruzione medio bassi, e solo un quinto è in possesso di una laurea.
Un ultimo dato significativo: stando alle cifre diffuse dall’Istat, la folla degli inattivi incrementa il vasto esercito di disoccupati presenti in Italia, dove complessivamente vivono 5 milioni di aspiranti lavoratori attualmente “a spasso”.