Crisi, la parola che ultimamente è sulla bocca di tutti: paura di molti, motivo di notti in bianco per padri di famiglia, realtà per moltissimi giovani. C’è chi ne parla, chi ci fa i conti giornalmente, chi la combatte e chi infine si arrende, come è successo ad alcuni, troppi in verità.
Oltre ai giovani che non trovano un impiego, ora da aiutare ci sono gli imprenditori o i manager, quelli di ieri, quelli che la vita l’hanno trascorsa a lavorare duro, quelli che la famiglia l’hanno anche trascurata per la propria attività, quelli che, in mancanza di un’istruzione, hanno usato cervello e impegno, quelli che oggi si sentono abbandonati e sconfitti da qualcosa che è fuori il loro controllo. Proprio per loro già da un paio d’anni la Provincia di Padova ha instituito un numero anti-crisi, voluto dalla Camera di Commercio, con lo scopo di accogliere le richieste di aiuto.
Dal numero si è passati a una vera e propria rete di soccorso, che risponde allo 049-82.08.357, presso la stessa Camera di Commercio di Padova. Ad occuparsi dell’analisi dei singoli casi e dell’organizzazione dei successivi incontri gratuiti, volti a valutare le azioni di sostegno, è un pool di operatori di Confcooperative, affiancati in un secondo momento dai professionisti del caso.
«Perdere il lavoro, trovarsi indebitati sono dei lutti enormi per la persona», spiega la dottoressa Giuseppina Palmisano, assistente psicologica e manager della rete, specialmente quando si viene scagliati in una situazione di grave crisi economica a cui non si era preparati in brevissimo tempo. Dal 2010 lo sportello ha tentato di far fronte a circa 80 richieste di aiuto, spesso con esiti positivi e incoraggianti, poi, nel 2012, l’allarme è divenuto emergenza. Grazie alla Caritas e ai comuni, che supportano l’iniziativa, la rete propone un’alternativa ai cittadini, cercando di limitare l’isolamento e dare una speranza di ripresa.
Sempre nel padovano Laura Tamiozzo, figlia di Antonio Tamiozzo, uno degli imprenditori vittima della crisi, ha voluto dare voce a queste persone che, come suo padre, si trovano sole ad affrontare una crisi inaspettata e apparentemente irreversibile, e che mette molti piccoli imprenditori perfino nella condizione di non poter più stipendiare i propri dipendenti e pagare i fornitori. Con il sostegno di Flavia Schiavon, figlia di Giovanni Schiavon, anche lei ideatrice del progetto, e di Filca Cisl e Banca Etica, nasce così a Vigonza, nel centro parrocchiale, l’Associazione dei famigliari degli imprenditori suicidi – il cui numero verde sarà presto attivo – che vuole «essere un segno di solidarietà e di etica di fronte al nulla» e ancora una luce sulle «vittime dell’indifferenza, del silenzio e della solitudine in cui sono immersi tanti lavoratori, consumatori, piccoli imprenditori e le loro famiglie a causa della pressione fiscale e della crisi economica».