E’ diventata legge il decreto sulle semplificazioni fiscali, dopo la terza lettura da parte del Senato, dopo l’approvazione alla Camera la settimana scorsa. Ecco dunque la conferma dell’IMU come imposta sulla casa, che consente ai comuni di raggiungere uno scopo che sia un edificio, un intervento o la realizzazione di un evento, ponendo un aumento sul tributo comunale. Anche per questo, l’introduzione della nuova IMU sarà drasticamente più pesante della vecchia Ici.
Ora questa tassa, che nel 2011 col federalismo fiscale si era prospettato di raddoppiare nella sua durata, da cinque a dieci anni, ipotizzando anche la copertura del 100% del costo dell’opera, è stata riallineata all’introduzione della nuova imposta sugli immobili.
Polemiche si sono sollevate nei confronti del governo con il ministero dell’Economia che, in una nota, ha spiegato che l’imposta di scopo “è stata introdotta nell’ordinamento tributario italiano dall’art. 1, commi 145 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Sin dal 2007 i comuni italiani hanno avuto la facoltà di istituire questa imposta per contribuire al finanziamento di specifiche opere pubbliche. L’imposta si applicava sulla base della disciplina dell’ICI con un’aliquota massima dello 0,5 per mille e per un periodo massimo di 5 anni. Nel 2011, il decreto legislativo n. 23 sul federalismo municipale, all’articolo 6- si legge ancora – ha confermato l’impianto normativo del tributo demandando ad un provvedimento di attuazione la definizione di regole per l’estensione a 10 anni del periodo massimo di applicazione dell’imposta e per l’individuazione di ulteriori opere da finanziare, eventualmente anche per intero, con il gettito”.
Il ministero dell’Economia ha spiegato che “Il decreto fiscale in corso di conversione ha apportato alcune modifiche alla disciplina dell’imposta di scopo vigente dirette esclusivamente a coordinarla con quella della nuova IMU che ha sostituito l’ICI. Per effetto di queste modifiche i comuni potranno scegliere di istituire l’imposta ovvero, nel caso in cui l’avessero già introdotta, potranno continuare ad applicarla adeguandola all’IMU. Ad oggi risulta che solo 20 comuni hanno istituito l’imposta di scopo esercitando la facoltà concessa dalla legge n. 296 del 2006”.
Graziano Delerio, presidente dell’Anci, ha spiegato che la tassa di scopo è un tassa trasparente ma che si sta vivendo già un pesante momento di fortissima pressione fiscale sulle famiglie e ciò “toglierà ai sindaci, pur apprezzandola come strumento, la possibilità di utilizzarla per fare le opere di cui abbiamo massimo bisogno e che sono bloccate dal patto di stabilità”.