Favorire la crescita in Europa attraverso un patto tra Italia e Germania: questo il fine dell’asse segreto creato da Mario Monti e Angela Merkel, un accordo anti crisi che in tempi brevi potrebbe sfociare in un’operazione di coordinazione politica di vasta entità, basata sulla sincronizzazione dei processi di ratifica del Fiscal Compact e del Fondo Salva Stati (Esm).
In discussione già da mesi, il patto tra il premier Monti e la cancelliera tedesca prevede che i due rispettivi parlamenti collaborino attivamente favorendo la partecipazione e il sostegno di alcuni osservatori politici nazionali, inviati reciprocamente per seguire l’iter che porterà all’approvazione del provvedimento. Più precisamente, una delegazione di deputati tedeschi seguirà in prima persona i lavori di ratifica in Italia, e contemporaneamente un team di osservatori italiani – tra i quali Enzo Moavero e Vittorio Grilli – sarà inviato dal governo al Bundestag.
Attraverso questo accordo, Monti sembra voler costruire con Angela Merkel un rapporto in qualche modo privilegiato, soprattutto in un momento moto delicato per la politica francese. Una prima conferma ufficiale dell’intesa arriva dal presidente della Commissione Esteri del Senato Lamberto Dini: “Tutto vero: è un disegno predisposto dal nostro presidente del consiglio, insieme alla cancelliera Merkel. È prevista la presenza di un piccolo numero di nostri parlamentari al Bundestag durante l’approvazione del provvedimento, e la presenza di parlamentari tedeschi nel nostro Parlamento durante la seconda lettura. Vediamo, sperando che non ci siano ritardi nella discussione.”
Dietro questo nuovo asse Roma-Berlino si celerebbe, tuttavia, la volontà del premier di rilanciare l’immagine dell’Italia agli occhi dell’intera Europa, un progetto ambizioso che incontra l’approvazione di molti membri del Governo, primo fra tutti il ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero, il quale riconosce il ruolo primario della nazione – per la prima volta dopo molto tempo – nelle decisioni che ruotano attorno alla crescita in Europa: “Se in Europa si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente devono essere fatti affinché non crolli tutto, è necessario che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee, insieme: popolari e socialisti. Le cose si stanno muovendo nella direzione giusta, non c’è più soltanto il rigore cieco. E l’Italia è pienamente coinvolta in questi processi, per la prima volta da anni“.