I risultati dell’indagine Almalaurea, confluita nel XIV Profilo dei laureati italiani, sono impietosi. Nel corso dell’ultimo anno accademico conclusosi (2010 – 2011), all’Università si sarebbe iscritto meno di un diciannovenne su tre (meno del 30%). Negli ultimi 8 anni, le immatricolazioni sono diminuite del 15%. In compenso, aumentano le “lauree facili”, visto che il numero è passato da quota 172 mila unità del 2011 alla soglia delle 290 mila del 2010.
L’analisi del consorzio universitario ha coinvolto oltre 215 mila laureati italiani (di cui 121 mila con laurea di primo livello, più di 62 mila con una laurea specialistica e 19 mila con laurea a ciclo unico), appartenenti ai 61 atenei che costituiscono il circuito Almalaurea. I risultati migliori appartengono alle donne, visto e considerato che nel 2010 la percentuale di laureate tra i 30 e i 34 anni risulta superiore di 9 punti percentuali rispetto a quella della popolazione maschile (il 24% contro il 15%).
Ad emergere, nel ricco rapporto Almalaurea, è soprattutto la scarsa fiducia e motivazione nei confronti del sistema universitario italiano. Negli ultimi 8 anni le immatricolazioni hanno subito una riduzione del 15%: la colpa è del calo demografico (tra il 1984 e il 2009 i giovani diciannovenni sono calati di 370 mila unità), ma anche del peggioramento della condizione occupazionale dei laureati. Da non sottovalutare, aggiunge inoltre Almalaurea, la crescente difficoltà delle famiglie a sostenere i costi dell’istruzione dei propri figli, scarsamente aiutate, in questo, da una politica proattiva del diritto allo studio.
Ad aumentare sono invece i laureati “poco motivati”, balzati dal 10% del 2007 al 14% del 2011, e gli studenti “stanziali”, ovvero gli studenti che scelgono di frequentare un corso di studi all’interno della stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma (49%). L’82% degli studenti immatricolati proviene da famiglie i cui genitori non hanno esperienza di studi universitari, mentre il 17% degli immatricolati abbandona il corso di studi nel primo anno di università.
Almalaurea osserva altresì che chi arriva alla laurea di primo livello proviene da classi sociali meno favorite, e raggiunge il traguardo a 24 anni. Il 77% di questi prosegue la formazione (il 61% con la specialistica). Percentuali migliori rispetto al periodo ante riforma, soprattutto per quanto concerne la popolazione universitaria che termina gli studi con puntualità.
Impietoso il confronto con la media dei Paesi Ocse, valutato che i laureati di età 25 – 34 anni, in Italia, sono al 20%, contro il 37% del termine di paragone. L’obiettivo europeo del 40% nel 2020 appare sempre più difficilmente perseguibile.