Al termine del Cda, Paolo Scaroni ha approvato i dettagli della separazione di Eni da Snam: vari i passaggi previsti per i prossimi mesi, con Eni che in futuro sarà una società diversa da quella di oggi, ovvero maggiormente focalizzata sull’upstream.
Eni uscirà del tutto dal capitale di Snam, non necessariamente entro un anno e mezzo ma comunque otterrà un notevole incasso dalla cessione del 52,5% del capitale e ciò permetterà anche di far scendere l’indebitamento sotto gli 11 miliardi. Il primo passaggio prevede che Eni ceda una partecipazione del 30% meno un’azione del capitale votante di Snam alla Cassa a un prezzo fisso di 3,47 euro per azione.
La cessione è valutata in circa 3,517 miliardi di euro e sarà pagata a Cdp in tre banche, con la prima “rata” da pagare al momento del closing, la seconda invece entro il 31 dicembre 2012 e la terza entro il 31 maggio 2013. Il closing – il passaggio del 30% di Snam a Cdp – è atteso per il prossimo ottobre, chiaramente qualora l’Antitrust dia il via libera all’operazione, ma i manager spiegano che non dovrebbe esservi alcun problema a riguardo.
Da ottobre in poi Snam dovrà iniziare a ripagare il proprio indebitamento a Eni, ovvero una cifra che si aggira sugli 11 miliardi di euro. Paolo Scaroni, leader del gruppo, ha spiegato che “siamo ottimisti perché Terna fa due attività: trasporto di energia e dispacciamento, questo vuol dire che in ogni istante decide quali centrali sono aperte e quali chiuse, almeno teoricamente questa attività potrebbe consentire di discrominare un produttore verso un altro. Snam non fa dispacciamento, ma solo trasporto, è già di proprietà di qualcuno e quindi non potrebbe discriminare un operatore rispetto a un altro”.
Attraverso l’operazione, precisa il comunicato diramato per l’occasione, Eni ottiene importanti risorse da destinare alla propria crescita organica nel core business dell’E&P (Energy & Power).