La spending review favorirà il taglio delle tasse? Se inizialmente la riduzione della pressione fiscale rappresentava uno degli obiettivi primari del ridimensionamento della spesa pubblica, il recente sisma che ha colpito duramente l’Emilia Romagna ha cambiato le priorità del Governo e quanto auspicato sembra ora irrealizzabile a breve.
Limitare il volume delle tasse che grava sulle imprese e sui cittadini italiani sarà quindi molto difficile, e ad allontanarsi prima di tutto sarà la cancellazione o il rinvio al 2013 dell’aumento dell’Iva previsto per il prossimo ottobre. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, nel corso di una conferenza tenutasi alla Corte dei Conti, intervenendo alla presentazione del Rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica.
I fondi ricavati dall’attuazione della spending review, invece, dovranno ora contribuire in modo determinante al sostegno delle popolazioni colpite dal sisma, unitamente agli interventi di ricostruzione e di ripresa delle attività produttive.
A crescere è invece l’obiettivo di risparmio del governo: dai 4,2 miliardi previsti inizialmente – cifra da raggiungere tra giugno e dicembre 2012 – si sale fino a 7,2 miliardi a partire dal 2013 e fino a 16,4 miliardi nel 2014. Il ministro Giarda si è quindi mostrato alquanto pessimista in merito alla possibile riduzione del gettito fiscale, sottolineando la gravità degli eventi sismici che stanno mettendo in ginocchio gran parte dell’economia nazionale: “Io mi auguro che sia possibile ridurre la pressione fiscale nel nostro Paese, ma le condizioni nelle quali stiamo vivendo presentano una difficoltà maggiore di quella ipotizzata. Le conseguenze degli eventi calamitosi creano una difficoltà ancora maggiore di quella che era stata ipotizzata”.
Sempre in materia di spending review, Giarda ha sottolineato come il primo passo in avanti da fare sia equilibrare la situazione economica delle Regioni italiane, limando le differenze tra le province del Nord e del Sud: “Ripianare le differenze fra le regioni ricche non dovrebbe essere un business dello Stato, che invece si dovrebbe occupare di rimediare alle carenze nelle regioni dove il livello di reddito procapite è inferiore alla media”.