Per trovare lavoro in Italia la raccomandazione rappresenta sempre la corsia preferenziale, e uscire dalla crisi economica è ormai un miraggio: ecco cosa pensa la maggior parte dei lavoratori secondo una ricerca condotta dal Censis, che ha monitorato le condizioni e le aspirazioni degli italiani in materia di occupazione, istruzione, Governo e moneta unica.
Quello che scaturisce dall’indagine “Dove sta oggi la sovranità” portata avanti dal Censis, infatti, è un ritratto dei lavoratori sfiduciati e delusi, consapevoli delle difficoltà legate alla crisi economica ma, ormai, con poche prospettive di miglioramento: ben 7,5 milioni di italiani credono fermamente che nei prossimi anni la disoccupazione aumenterà ancora, e uno su quattro ritiene che per trovare un impiego la classica raccomandazione sia più efficace del titolo di studio e delle competenze personali.
Solo il 24% degli intervistati, inoltre, pensa che la laurea serva ancora per trovare un’occupazione inerente gli studi effettuati, e soprattutto con una retribuzione adeguata. Come conseguenza di questa visione abbastanza cupa del presente, per il 62% degli italiani pensare al futuro rappresenta una fonte di preoccupazione non da poco, e i risultati di quest’ansia ormai ricorrente nei lavoratori si sono purtroppo visti negli ultimi mesi, con i suicidi a catena che hanno coinvolto numerosi imprenditori in varie Regioni d’Italia, un fenomeno che – secondo il Censis – dimostra come i lavoratori si sentano sempre più abbandonati anche dalle istituzioni nazionali.
Come se non bastasse, su ciascun cittadino pesa un debito che oltrepassa i 30 mila euro, una cifra da record soprattutto se confrontata con i valori stimati quarant’anni fa, nel 1970, fermi a 242 euro. Nonostante questa situazione, gli italiani si definiscono soddisfatti delle politiche comunitarie e il 41,3% degli interpellati ha affermato di accettare di buon grado le indicazioni della UE, mentre solo il 16,6% ha ammesso che uscire dall’euro sarebbe la scelta più sensata.
Cosa pensano gli italiani in materia di spending review? Un italiano su due sarebbe pronto compiere almeno un sacrificio individuale nell’ottica di contribuire al risparmio generale e alla riduzione della pressione fiscale, rinunciando in primis alla pensione anticipata (21,8%), versando una tassa una tantum (21,6%) e pagando di più i servizi pubblici (22%).