La rivoluzione tecnololgica che ha fatto sì che molti dipendenti siano in possesso di iPhone, smartphone o tablet ha portato le aziende a dover affrontare alcuni pericoli legati alla dispersione dei dati. Ecco il pericolo della rivoluzione del Byod, acronimo coniato dagli informatici che indica il recente trend che vede le risorse umane delle imprese utilizzare nel luogo di lavoro il proprio strumento mobile per accedere alle mail, ai server o ai database aziendali.
Uno studio commissionato da Symantec – azienda californiana nata nel 1982 e nota per la produzione di software destinati alla protezione dei pc da attacchi informatici – mostra che con il Byod il rischio di mettere a repentaglio informazioni riservate c’è e le aziende dovrebbero affrontarlo in modo adeguato. I dati sono stati raccolti da AstraRicerche tra un migliaio di dipendenti di aziende italiane di medie e di grandi dimensioni.
L’indagine mostra soprattutto un paio di elementi essenziali: che l’utilizzo dei dispositivi personali spesso non è controllato dalle aziende e tali aziende ispirano poca fiducia nei dipendenti in tema di sicurezza. Da questo ne deriva che il timore di sentirsi in difetto e di fare brutta figura con i propri capi porta a una sorta di “fai da te” nel risolvere i problemi causati da malware e attacchi informatici. E tutto questo scenario, porta a una situazione poco tranquillizzante per i responsabili della sicurezza.
“Considerando che l’adozione di applicazioni e dispositivi mobili sta crescendo ad un ritmo senza precedenti, una delle maggiori sfide per le aziende è rappresentata dalla protezione e la gestione di questi dispositivi,” ha dichiarato Marco Riboli, vice presidente e general manager di Symantec EMEA Southern Region. “Symantec sta investendo molto in questo campo e la recente acquisizione di Nukona, società leader di servizi di mobile application management, ci aiuterà a supportare le aziende nell’affrontare i rischi legati al fenomeno del Byod e alla mobilità in generale”.
Parlando di cifre, ecco alcune alcune:
– alla casella e-mail personale si accede infatti nel 59,3% dei casi con cellulari e pc portatili di proprietà del dipendente, nel 56,2% con i notebook e nel 40,8% con i cellulari aziendali
– per contro, l’accesso alla posta elettronica aziendale tramite Internet avviene anche attraverso il computer personale o il proprio tablet, con percentuali del 52,1% e del 45,6%.
– l’accesso su web a cartelle personali avviene nel 37,7% dei casi tramite dispositivi aziendali e nel 32,5% in quelli personali; il 36% dei dipendenti utilizza invece il notebook aziendale per sincronizzare cartelle personali nel cloud
– applicazioni mobili: l’81% del campione ha dichiarato di aver installato applicazioni sui propri dispositivi e l’89,4% su quelli aziendali, facendo uso degli store ufficiali di Apple o Google anche se alcunni hanno installato le applicazioni dopo aver volontariamente rotto i sistemi di protezione degli smartphone. Con tutti i rischi che ne conseguono per i dati sensibili e le informazioni riservate
– il 38,6% dei rispondenti si rivolge all’area informatica/IT della propria azienda per cercare supporto in caso di problemi di sicurezza con i dispositivi mobili
– il 35%, prova a risolvere il problema da solo
– il 46,5% afferma di non aver ricevuto indicazioni chiare dall’azienda su come fare per risolvere tali problemi mentre il 32,7% non vuole fare brutta figura
– la percezione dei dipendenti nei confronti dei sistemi di protezione delle aziende è bassa: solo il 24,9% deve svolgere regolarmente interventi relativi alla sicurezza dei propri dispositivi mobili
– il 54,2% degli interpellati afferma che l’azienda gli impone di dover avere un software antivirus installato
– il 28,1% non installa antivirus o non lo tiene aggiornato, nonostante le indicazioni dell’azienda.