Il giudice del tribunale di Milano hanno dichiarato il fallimento di Sinergia e Imco, le holding della famiglia Ligresti (cui fa capo il gruppo Fonsai) che avrebbero indebitamenti verso le banche di 400 milioni di euro a fronte di attivi di poco inferiori ai 300 milioni. Ulteriori 60 milioni sono verso varie aziende creditrici, di cui 12,5 milioni sono verso l’Istituto oncologico europeo di Milano.
Su richiesta della procura, i giudici hanno rifiutato ulteriori 15 giorni di proroga (dopo che ne erano stati concessi altri 40) che il liquidatore Claudio Calabri aveva richiesto per poter siglare un accordo con il fondo Hines Italia Sociale Fund, che avrebbe potuto acquistare gli immobili dell’azienda fornendo il denaro necessario per pagare i debiti, con la conseguenza di poter chiuder un accordo di ristrutturazione in base all’articolo 182 bis. Questo piano di ristrutturazione aveva ricevuto l’approvazione da parte del 90% dei creditori e avrebbe portato quasi immediatamente 293 milioni di euro più altri 50.
Il liquidatore puntava anche all’escussione da parte delle banche creditrici del 20% delle quote di Premafin che erano di proprietà di Sinergia e Imco. Il tribunale di Milano si era però opposto esprimendo dei dubbi sull’idenità dei sottoscrittori delle quote e su alcune operazioni ancora in atto da parte di entrambe le aziende.
Il pm che ha chiesto il fallimento, Luigi Orsi, è anche il titolare di un’inchiesta penale che riguarda il gruppo Ligresti e che vede indagato il fondatore Salvatore Ligresti per aggiotaggio e per ostacolo agli organi di vigilanza in Premafin. Ed è proprio quest’ultima società che vedrebbe l’estromissione della famiglia Ligresti dal suo controllo, proprio nel momento in cui sta operando verso la fusione con Unipol.
Le banche creditrici delle due aziende fallite sono Unicredit esposta per 183,3 milioni, Banco popolare (con credito di 42,9 milioni), Popolare di Milano (credito da 35,5 milioni), General Electric (esposta per 30,8 milioni), Banca Sai (credito da 21 milioni), Popolare di Sondrio (da 6,7 milioni) Monte dei Paschi (da 6,2 milioni), Cassa Lombarda (esposta per 3,9 milioni), Hypo (credito da 2,5 milioni) e altri istituti, ai quali è dovuto un totale di 1,2 milioni.