Standard & Poor’s ha posto in credit watch il rating del Monte dei Paschi di Siena, sia quello a lungo termine sia quello breve: un provvedimento che arriva in seguito all’analisi degli utili della banca senese, in forte calo, e al peggioramento dell’attivo.
La decisione dell’agenzia S&P arriva anche in seguito alla constatazione della crescente necessità di nuovo capitale da parte del gruppo MPS, e certamente hanno contribuito anche i valori del titolo che, allo stato attuale, è uno dei peggiori nel settore bancario, tanto che dall’inizio del 2012 a oggi ha perso qualcosa come 26,3 punti percentuali. Stando alle dichiarazioni dell’agenzia di rating, infatti: “La qualità dell’attivo di Mps si è deteriorata più di quella dei suoi pari domestici nel corso della recente crisi economica“.
È sempre S&P’s ad annunciare una revisione del giudizio BBB/A-2 entro i prossimi 3 mesi, successivamente alla valutazione dei programmi messi in atto dal gruppo bancario per risolvere le criticità attuali. Secondo alcune indiscrezioni, inoltre, ci sarebbe una forte “Preoccupazione sul riassetto. Sappiamo che ha ancora delle necessità patrimoniali e si potrebbe configurare un nuovo intervento del Tesoro, come dicono i giornali. In una fase di debolezza dei bancari è quella che viene più massacrata seguita dal Banco Popolare“.
È delle ultime ore anche la notizia di un accordo tra la Fondazione MPS – socio di maggioranza dell’istituto – e le banche creditrici finalizzata ad agevolare il rimborso del debito, un’intesa che sarà ufficializzata nei prossimi giorni e che prevede un primo versamento di 664 milioni di euro, facendo calare il debito fino a 350 milioni di euro. Il termine ultimo per saldare il debito rimborsando l’intera cifra è fissato per la fine di giugno 2017, con possibilità di prorogare la scadenza di altri 12 mesi.
Intanto cresce l’attesa in merito alla presentazione del piano industriale 2012-2015, che seguirà l’approvazione da parte del CdA previsto per il 25 giugno: un programma basato sul rigore e sul taglio delle spese che potrebbe avere ripercussioni sul fronte delle retribuzioni per raggiungere elevati livelli di redditività, una conseguenza che non piace ai sindacati: “In un momento in cui si paventano pesanti tagli salariali a senso unico e si sta per presentare un piano industriale nel quale il rischio di esuberi e di cessioni indiscriminate di asset cominciano a diventare concreti, le organizzazioni sindacali chiedono di aprire immediatamente un confronto su questioni come premio aziendale, previsioni normative disattese e il tema dei costi, di fronte a ulteriori disapplicazioni contrattuali, la mobilitazione sarà generale“.