Il prossimo punto all’ordine del giorno della spending review sarà un tavolo di confronto tra governo e parti sociali, previsto per martedì prossimo: l’obiettivo è quello di tagliare la spesa pubblica fino a riportare nelle casse dello Stato 4,2 miliardi di euro, risorse che rappresentano anche un passo in avanti nel conseguimento di un altro traguardo, vale a dire evitare l’aumento dell’Iva fino a due punti annunciato già per il prossimo autunno.
Il possibile aumento dell’Iva è quindi strettamente legato ai risultati delle misure messe in atto dalla spending review, stando almeno a quanto affermato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Antonio Catricalà, che ha rilasciato dichiarazioni in merito intervenendo nel corso degli stati generali del Mezzogiorno d’Europa. Risparmiare sulla spesa pubblica per favorire la crescita del paese: ecco il fine primario del governo, illustrato da Catricalà con queste parole: “Quello che si risparmia attraverso la spending review sarà destinato alla crescita e, se riusciamo a realizzare il bottino di 4,2 miliardi di euro entro l’anno, non avremo necessità di aumentare di 2 punti l’Iva e raggiungeremo l’obiettivo di bilancio“.
Affermazioni importanti alle quali sono seguite altre dichiarazioni relative ai punti chiave della spending review, molti dei quali sono già in via di esecuzione grazie all’operato del commissario Enrico Bondi, nominato al fine di proporre strategie finalizzate alla riduzione degli sprechi. Le linee guida sulle quali saranno basati i tagli alla spesa statale concernono i limiti imposti all’affitto e all’acquisizione di beni e servizi da parte degli enti pubblici, la riorganizzazione – e riduzione – delle Province, dei ministeri e dei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica.
L’intervento che sta destando maggiori perplessità è tuttavia la razionalizzazione del pubblico impiego, che sarà attuata attraverso una riduzione dell’organico che taglierà il 20% dei funzionari pubblici e il 10% degli impiegati statali. Tradotto in altri termini, si parla di oltre 10 mila lavoratori statali in esubero che finiranno in mobilità oppure chiederanno il pensionamento immediato.
Una problematica delicata che vede schierati in prima linea i sindacati, che annunciano mobilitazioni a tappeto in tutta Italia se la ristrutturazione delle amministrazioni non sarà effettuata tenendo conto delle esigenze dei lavoratori. Dello stesso parere è anche il capogruppo Pd nella commissione Lavoro Cesare Damiano: “Per la spending review bisogna evitare colpi d’accetta a carico del lavoro dei pubblici dipendenti e della sanità, come è stato fatto per la riforma la previdenza. Vanno sempre trovate soluzione graduali e concertate con le parti sociali”.