Barclays è ancora una volta in prima pagina a causa delle conseguenze provocate dallo scandalo Libor, che ha portato il colosso finanziario inglese a versare 450 miliardi di dollari come patteggiamento grazie a un’intesa con le autorità britanniche e USA: un’inchiesta che ha condotto anche alle dimissioni del presidente Marcus Agius.
Inutile negare quanto lo scandalo Libor, basato sull’accusa di alterazione al tasso Libor compiuta da alcuni dipendenti Barclays, abbia danneggiato la reputazione dell’intera banca britannica, tanto che la scelta di dare le dimissioni è sembrata la più sensata per il numero uno Agius, alla guida del gruppo da 5 anni e mezzo. In un comunicato stampa l’ormai ex presidente ha motivato il suo addio sottolineando che: “I fatti della scorsa settimana hanno assestato un colpo devastante alla reputazione di Barclays… lo scaricabarile finisce con me e devo ammettere la responsabilità facendo un passo indietro“.
Verosimilmente a causa di pesanti pressioni esercitate dai vertici del gruppo, Agius lascia la presidenza sebbene continuerà a ricoprire la medesima carica fino alla nomina di un nuovo sostituito: a occuparsi della sostituzione sarà John Sunderland e non è detto che la scelta ricada su uno dei membri del consiglio di amministrazione. Intanto Agius sarà ascoltato nel corso di un’udienza presso la Commissione Parlamentare e la Tesoreria di Stato, alla presenza dello stesso Bob Diamond che ha ribadito il suo più totale rispetto per la sua decisione di lasciare l’incarico. Da parte di numerosi azionisti, tuttavia, c’è stata invece un’aspra critica nei confronti di Agius, responsabile di aver “sporcato” la reputazione della banca.
Mantenere pulita e salda l’immagine del gruppo è infatti una delle priorità dell’istituto di credito inglese, che sembra aver varato un programma di misure straordinarie volte proprio a rinsaldare la reputazione lesa a causa della vicenda Libor: tra le riforme si inserisce sia la revisione delle pratiche economiche considerate inadeguate, sia – e soprattutto – un nuovo codice di comportamento obbligatorio per tutto l’organico basato su norme ancora più restrittive.