Allarme lavoro tra i giovani: secondo quanto diramato da Istat, nel mese di maggio la disoccupazione giovanile ha toccato un nuovo record giungendo al 36.2%. Un ragazzo dai 15 ai 24 anni su tre è dunque sprovvisto di un attività, dato in leggero aumento (0,9%) rispetto a quanto rilevato nel mese di aprile.
Mentre calano complessivamente i disoccupati, i quali sono giunti a maggio a quota 2,5 milioni (0,7% in meno rispetto al mese precedente), aumentano dunque i giovani in cerca di lavoro, sia donne che uomini, e il dato è ancora più preoccupante se lo si considera su base annua, dove si è registrato un aumento del 26%.
A maggio gli occupati erano 23,034 milioni, in aumento di 60 mila unità rispetto ad aprile, con un tasso di occupazione pari al 57,1%, in aumento su base mensile dello 0,1% rispetto ai 30 giorni antecedenti. Se dunque i più giovani hanno ancora maggiori difficoltà a trovare un impiego, coloro che ormai fanno parte del popolo adulto sono riusciti ad incrementare quella percentuale che li vede in qualità di occupati anche a causa dell’aumento della vita lavorativa.
Spiega Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil, che “la disoccupazione giovanile rappresenta una drammatica emergenza nazionale”, mentre Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, sottolinea che “se ai dati Istat aggiungiamo la radiografia che mostra come le imprese assumano poco e meno degli anni scorsi si evidenzia come il lavoro debole composto di contratti a termine e di finto lavoro autonomo cresce senza argini, a ora, sufficienti”.
Quali potrebbero essere i provvedimenti utili a variare questa situazione? La Cisl suggerisce una mobilitazione delle risorse per gli investimenti, e sottolinea Giorgio Santini come “la fase di recessione non dà tregua all’occupazione e contrastarla deve essere priorità assoluta per il governo”.
Secondo Eurostat, per quanto riguarda il mese di marzo è stato inoltre registrato un nuovo record negativo per gli under 25 greci e spagnoli, e nello specifico tra gli Stati membri si va dai tassi minimi di Austria (4,1%), Olanda (5,1%), Lussemburgo (5,4%), e Germania (5,6%), ai massimi di Spagna (24,6%) e Grecia (21,9%).