Continua il susseguirsi di eventi e scandali che hanno coinvolto la banca britannica Barclays nelle ultime settimane: il patteggiamento ottenuto per cercare di porre fine alla vicenda all’inchiesta Libor, infatti, ha avuto come conseguenza le dimissioni del presidente Marcus Agius prima, e del Ceo Bod Diamond a breve distanza, tuttavia attualmente i vertici del colosso bancario inglese sono in fermento proprio a causa della liquidazione esorbitante che spetta all’amministratore delegato.
Ancora prima di rassegnare le sue dimissioni da Ad di Barclays, Diamond aveva reso nota la sua decisione di rinunciare al bonus annuale previsto per il 2012, ma la liquidazione che andrebbe a rimpolpare le tasche del manager ammonta a 17 milioni di sterline, una cifra considerata assolutamente inadeguata ed eccessiva dalla maggioranza dei dirigenti, tra i quali cresce il timore di provocare non solo un ingente danno alla già precaria immagine della banca, ma anche di far infuriare l’assemblea degli azionisti.
Un rischio che i vertici Barclays non sono disposti a correre, tanto che ha già avuto luogo un incontro con l’Association of British Insurers – in rappresentanza degli azionisti – al fine di determinare le misure da attuare per limitare il trattamento economico destinato all’ormai ex Ceo Diamond, sebbene esistano regole ferree a monte che sanciscono tetti inviolabili per i bonus di fine rapporto. Per il Ministro del Commercio Vince Cable, inoltre, la liquidazione che spetterebbe a Diamond è a dir poco vergognosa, mentre di diversa idea è il Ministro delle Finanze George Osborne.
A pesare sulle decisioni dei vertici Barclays è tuttavia l’opinione pubblica in rivolta, pronta a gridare allo scandalo non solo per i 17 milioni di sterline che intascherebbe Diamond nonostante il suo presunto coinvolgimento nella vicenda legata alla manomissione del tasso Libor, ma anche per gli oltre 100 milioni di sterline che l’ex AD avrebbe incassato dal 2005 al 2011 conteggiando sia le retribuzioni base, sia gli altri bonus e i contributi pensionistici. Dai vertici della banca, intanto, arrivano secche smentite riguardo la chiusura di consistenti conti correnti e il trasferimento del denaro a beneficio dei numerosi fondi etici locali, come invece affermano i promotori della campagna Move your money.