Appare sempre più probabile che lo stabilimento di Termini Imerese dove Fiat ha prodotto auto fino al 31 dicembre scorso passi in mani cinesi, pur con la partecipazione di un brand italiano. Dopo alcuni tentativi del costruttore molisano DR Motor di rilevare l’impianto – falliti per la mancanza di un partner industriale o finanziario – sembra ora che ci possa essere un intervento di Chery, la Casa auto nata sul finire degli anni Novanta e cresciuta grazie ad accordi e a know how di ingegneri di aziende europee, giapponesi e americane.
Nella giornata di ieri, infatti, l’imprenditore Massimo Di Risio (da qui l’acronimo DR Motor) ha fatto visitare lo stabilimento siciliano a Zhou Bi Ren, CEO della Casa cinese, che da diversi anni sta lavorando per esportare le sue vetture in nord America e in Europa.
Se DR Motor e Chery si accordassero per produrre insieme auto a Termini Imerese il sito potrebbe riassorbire almeno una parte dei 2200 dipendenti che lavoravano per Fiat e che rischiano di rimanere a casa. Intanto sembra che la visita abbia avuto esito positivo e che possa sfociare nella firma di un accordo e dello sbarco in Italia dell’industria automobilistica cinese.
Ad avvalorare questa possibilità c’è anche il fatto che i vertici della Chery hanno incontrato il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, al quale è stato confermato l’interesse dell’azienda asiatica di entrare nel capitale DR Motor, sbloccando una situazione che aveva visto anche l’intervento del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, che ritenendo che Massimo Di Risio non riuscisse nell’impresa aveva iniziato a consultare 17 Case automobilistiche proponendo un loro intervento finanziario o industriale.
Mitsubishi vende a 1 euro
Azienda auto che viene, azienda auto che se ne va: se in Sicilia potrebbero arrivare i cinesi, in Olanda Mitsubishi ha venduto alla società olandese Vdl Groep – che produce autobus e macchine industriali – lo stabilimento dove si assemblavano vetture: per salvare i 1.500 posti di lavoro derivanti dalla chiusura dell’impianto di Eindhoven, il costruttore giapponese ha reso noto di aver venduto la struttura al prezzo simbolico di 1 euro, con la condizione che le maestranze rimangano al loro posto.
Per Mitsubishi, conti alla mano, questa soluzione è convenuta piuttosto che licenziare il personale e demolire l’impianto. Nel frattempo, Vdl sarebbe nelle fasi finali di una trattativa con BMW per riconvertire una parte dello stabilimento per produrre la Mini.
Peugeot taglia 8mila dipendenti
Brutte notizie per il mondo dell’auto arrivano invece dalla Francia, dove Peugeot ha annunciato un taglio da 8mila dipendenti, come annunciato un paio di settimane fa. Più di 3mila lavoravano nello storico stabilimento di Aulnay, vicino a Parigi; 1400 riguarderanno invece il sito di Rennes mentre altri 3600 riguarderanno le strutture centrali dell’azienda.
Il motivo va ricercato nel crollo delle vendite in Europa, di gran lunga il principale mercato per Peugeot: la diminuzione del 14% in Francia e del 20% in Italia fa sì che le catene di montaggio lavorino a ritmi ridotti, mandando in rosso i conti aziendali. E’ proprio il sottoutilizzo delle strutture produttive che preoccupa anche la Fiat e Sergio Marchionne, che ha chiaramente affermato che la chiusura di un ulteriore stabilimento in Italia (dopo Termini Imerese) non sarebbe un’ipotesi tanto remota.