Sempre più aziende usano i social network per valutare i profili degli aspiranti nuovi ingressi nell’organico, sfuttando le potenzialità dei più noti Facebook, Twitter e LinkedIn per la selezione del personale. Un dato fra tutti rende bene il concetto: oggi il 92% delle società utilizza questi potenti strumenti di comunicazione e condivisione online per effettuare nuove assunzioni, contro il 78% del 2007.
La crescita dell’interesse delle aziende verso i social network nelle procedure di recruiting scaturisce da un’indagine condotta da Jobvite su un campione di 1000 intervistati, prevalentemente responsabili delle risorse umane operativi in vari settori produttivi.
Stando ai dati forniti dalla ricerca, il 70% dei datori di lavoro ha selezionato almeno un candidato usando i social network nel 2012, mentre nel 2011 questo dato era fermo al 63%. In cima alle preferenze delle aziende figura Facebook, che rimane ancora il social media più utilizzato per raccogliere informazioni sui potenziali nuovi dipendenti, tanto che la pensano così i due terzi delle società interpellate. Se Facebook ha conquistato il gradino più alto del podio potenziando la sua espansione rispetto al 2011, anche Twitter e LinkedIn stanno ampliando il loro raggio di diffusione consentendo ai recruiters di reperire informazioni sui candidati a trecentosessantagradi, anche attraverso un semplice “tweet”.
Ma in che modo il profilo delle aspiranti nuove leve influisce sull’assunzione? Un candidato dovrebbe prestare attenzione a non pubblicare contenuti potenzialmente lesivi della sua immagine professionale, meglio evitare di descrivere nei dettagli comportamenti non proprio lineari o usare una terminologia troppo colorita. Banditi anche gli errori grammaticali, ben distinti dai semplici refusi e indice di una scarsa conoscenza della lingua italiana, fondamentale indipendentemente dall’ambito professionale al quale si mira.
A far breccia nel responsabile della selezione del personale potrebbero essere, invece, tute le informazioni che descrivono l’impegno del candidato nel sociale e nel no profit, come anche il mantenersi neutrale di fronte alle consuete diatribe virtuali incentrare su tematiche religiose o politiche.