Va sempre peggio per il carico fiscale e contributivo sul lavoro che le imprese italiane si devono sobbarcare mentre per alcuni Paesi le cose stanno andando meglio o, per lo meno, sono rimaste stabili. Questo è quello che emerge dai dati Eurostat relativi al periodo 2005-2012 e analizzati da Synergia Consulting Group, alleanza professionale di 13 studi di dottori commercialisti con oltre 200 professionisti ubicati in varie regioni italiane.
La prima cosa che emerge è che in Italia la tassazione sul lavoro è in aumento: se nel 1995 si collocava al 10° posto continentale, con un’aliquota complessiva del 37,8% – già allora superiore alla media europea che era del 35,3% – a fine 2010 il livello era salito al 42,6%, con un incremento del 4,8%, che ha portato la Penisola al record assoluto. La media continentale è nel frattempo scesa al 33,4% e in quasi tutti i Paesi c’è stata una riduzione del carico fiscale e contributivo sul lavoro.
Anche per le aziende la situazione è pesante: se nel 1995 l’imposizione sulle imprese era in Italia al 52,2%, è scesa progressivamente fino a quest’aanno quando ha toccato il 31,4%, anche se è rimasta al 4° posto globale in Europa, dove la media è del 23,5%.
Per quanto riguarda i proventi da capitali, distribuiti come rendita, dividendi e interessi, l’Italia primeggia ancora una volta, con un “tax rate” superiore al 25%, preceduta solo dalla Svezia. Tasse e contributi hanno raggiunto un livello elevato nell’Unione Europea, toccando, in media, il 38,4% del prodotto interno lordo, contro il 26,9% del Giappone e il 24,8% degli Stati Uniti.
“Nella classifica generale del carico fiscale in Europa l’Italia è passata dal 10° al 5° posto nel periodo 1995-2010 – osserva Pietro Mastrapasqua, CEO di Synergia Consulting Group – nel 2010 l’incidenza di tasse e contributi sul prodotto interno lordo era del 42,3%. La Penisola è l’unico, fra i grandi Paesi, che registra una forte crescita del carico fiscale e contributivo sul prodotto interno lordo (+2,5%). In tutte le altre nazioni si assiste ad una consistente riduzione o ad un leggero incremento”.
“L’Unione Europea è considerata un’area del mondo con elevato carico fiscale – aggiunge Mastrapasqua – e pertanto per attirare nuovi investimenti e favorire lo sviluppo delle economie, bisogna riflettere su un carico impositivo più equilibrato. I mercati sono globali e per stimolare la crescita anche il fattore tributario è diventato estremamente rilevante”.