Spending review: per gli esodati niente fondi aggiuntivi

di Teresa Barone

25 Luglio 2012 12:00

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La scure della spending review si abbatte sugli esodati: niente fondi per allargare la platea, mentre si salvano, per ora, gli enti di ricerca.

Brutte notizie per il vasto popolo degli esodati esclusi sia dal decreto che ha individuato 65 mila salvaguardati, sia dal gruppo dei 55 mila tutelati dal testo iniziale: la spending review non prevede, infatti, una ulteriore estensione della platea di questa categoria di lavoratori in attesa della pensione, a favore dei quali non saranno stanziati fondi aggiuntivi.

Questo è quanto ha affermato il relatore al decreto sulla spending review Gilberto Pichetto Fratin del Pdl, attualmente impegnato nella presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio al Senato. Non ha trovato infatti approvazione la proposta di allargare il numero dei lavoratori esodati al momento senza reddito e privi di trattamento pensionistico, una decisione che contribuirà a infiammare gli animi dei sindacati pronti a scendere in piazza il 26 luglio, organizzando una manifestazione nazionale a Roma per protestare proprio contro la mancata salvaguardia degli esodati.

È sempre Gilberto Pichetto Fratin a rendere nota la decisione di rinviare il taglio delle risorse destinate alla ricerca: ”Salta il taglio di 30 milioni di euro ai fondi alla ricerca previsti per quest’anno”. Una novità che verrà tuttavia inserita in un emendamento presentato nei prossimi giorni, ma che almeno per il momento sta facendo tirare un sospiro di sollievo ai tanti enti di ricerca che avrebbero visto sparire un ampio plafond di risorse, come ha sottolineato il relatore del Pd Paolo Giaretta: ”Nel confronto con il governo cominciamo finalmente ad orientarci su alcuni grandi temi. Uno dei principali sollevato dal Pd era l’insostenibilità del taglio di 200 milioni nel triennio prossimo per gli Enti di ricerca“.

La scure della spending review non si abbatterà su alcuni enti culturali come Arcus e Promuovi Italia, come ha chiarito Pichetto Fratin: “Arcus dovrebbe continuare e anche Promuovi Italia che cercheremo di sistemare attraverso l’Enit“, mentre sopravvivrà anche l’Istituto per il microcredito, sebbene con fondi statali praticamente dimezzati.