All’ultimo secondo utile, il ministro delle finanze della Grecia e i rappresentanti della c.d. troika (Ue, Fmi e Bce) hanno trovato un accordo per salvare ancora una volta il budget ellenico. I programmi di austerità che la platea internazionale aveva domandato al governo di Antonis Samaras è stato presentato alle parti politiche, riscuotendo non pochi malumori tra coloro che sanno quanto sarà arduo dover far digerire alla società ellenica i nuovi, ennesimi, tagli.
Tutto bene, dunque? Non proprio, poiché una folta schiera di analisti non crede che l’intesa raggiunta potrà esser di definitivo aiuto alla Grecia. Anzi, secondo gli osservatori di Citigroup, vi sono il 90% di probabilità che Atene esca dall’Euro entro la fine del 2013. Una percentuale che si avvicina pericolosamente al 100%, e che è ben distante dal 50-75% che era invece stata indicata come stima delle possibilità, appena pochi mesi fa.
Oltre a quanto sopra, gli analisti della più grande aziende al mondo di servizi finanziari vedono un declassamento del debito sovrano degli Stati Uniti e della Gran Bretagna entro i prossimi due o tre anni, con la seconda che non avrebbe ancora scontato tutti gli effetti negativi derivanti dallo scandalo delle manovre appositamente poste in essere per modellare a piacimento i livelli del Libor.
Ad ogni modo, la concentrazione è tutta su Atene, vero e proprio anello debole di una catena che sembra ben lungi dall’esser salda. L’instabilità politica da una parte, e l’incapacità di applicare delle riforme utili al riavvio del processo di riequilibrio, dovrebbero condurre la Grecia verso il completo default.
Ad esser convinto che la Grecia non ha alcuna possibilità di rimanere nella Moneta Unica è anche il ministro delle finanze bavarese, Markus Soeder, secondo cui “il Paese non ha alcuna chance, per questo la sua uscita è inevitabile”. Stando al ministro, la Grecia “ha la scelta tra una dichiarazione di insolvenza o per un’uscita pilotata dall’Eurozona, soluzione che considero preferibile. È meglio per l’Europa, per l’Ue, per l’Eurozona ed anche per la Grecia”.
“La soluzione non è quella di dare soldi alla Grecia – conclude poi il viceministro – ma che Atene esca dall’Eurozona”. Una posizione che trova adepti anche nel governo di Olanda e di Finlandia, e che stando a una recente stima dovrebbe costare circa 83 miliardi di euro alla Germania: evidentemente meno di quanto costerebbe mantenere in “vita” Atene all’interno dell’Eurozona.