Piaggio: fatturato in calo, utili stabili

di Andrea Barbieri Carones

27 Luglio 2012 12:30

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La semestrale di Piaggio mostra vendite e fatturato in forte calo, mentre gli utili sono in leggero miglioramento rispetto al gennaio-giugno 2011.

Semstrale con luci e ombre per il gruppo Piaggio, la casa motociclistica fondata nel 1884 e guidata dal 2003 dalla holding industriale Immsi di Roberto Colaninno. Se da un lato i ricavi netti consolidati sono scesi fino 764,1 milioni di euro, rispetto agli 830 milioni di euro del primo semestre 2011, gli utili hanno segnato un leggerissimo segno positivo passando da 33,7 a 33,8 milioni di euro nel giro di 12 mesi.

Sempre nel periodo gennaio-giugno, il gruppo ha venduto 315.400 veicoli in tutto il mondo, in calo di 31mila unità rispetto ai 346mila della prima metà del 2011 quando ancora non era stato inaugurato né il nuovo stabilimento produttivo di Baramati, in India, nè quello vicino ad Hanoi, in Vietnam, destinato alla produzione di motori per scooter.

E sono proprio gli scooter il core business aziendale, visto che le 2 ruote commercializzate nel primo semestre sono state 216.700, che hanno permesso di raggiungere ricavi di 561,9 milioni di euro. Anche in questo caso i numeri indicano un calo rispetto alla prima parte del 2011, quando le vendite toccarono quota 227.700 unità e i ricavi i 578,7 milioni.

In diminuzione del 16,9% rispetto al 2011 anche il segmento dei veicoli commerciali, le cui vendite sono scese sotto quota 100mila attestandosi a 98.700, con un fatturato di 202,2 milioni di euro, in calo del 19,6%.

Il margine lordo industriale di questa prima parte dell’anno in rapporto al fatturato netto è cresciuto al 30,9% (30,5% nei primi 6 mesi del 2011). In valore assoluto, è risultato pari a 236,3 milioni di euro, in diminuzione del 6,7% rispetto al dato del primo semestre 2011 (253,2 milioni di euro).

Per il futuro a breve e a medio termine, Piaggio ha rivelato di voler puntare a un deciso aumento della produttività in modo da poter vendere più veicoli in diverse aree geografiche del mondo, in particolare quelle ad alto tasso di sviluppo economico senza per questo diminuire la propria posizione nei Paesi “tradizionali” a economie più mature.