Hsbc, uno dei priù grandi gruppi bancari esistenti al mondo, ha chiuso il primo semestre del 2012 con risultati certamente peggiori delle attese. A pesare sull’andamento dei conti societari sono state le infrazioni commesse sul mercato britannico, e la mancanza di controlli adeguati sul fronte del riciclaggio negli Stati Uniti. Ne è conseguito un utile netto pari a 8,44 miliardi di dollari, in calo dell’8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Va certamente meglio nella parte alta del conto economico, con i ricavi in crescita del 4% grazie al positivo andamento in Asia, Hong Kong e America Latina. L’utile ante imposte è invece cresciuto dell’11 per cento a 12,7 miliardi di dollari, influenzato positivamente dalla vendita di asset ritenuti non strategici, per un controvalore che si aggira intorno ai 4,3 miliardi di dollari. Il risultato netto, come già anticipato, è invece calato a 8,4 miliardi di dollari, contro i 9,8 miliardi di dollari dell’anno precedente.
Per quanto concerne le principali motivazioni di questo passo indietro nella tenuta della redditività del colosso bancario londinese, basti notare come l’istituto di credito abbia annunciato di aver messo da parte circa 2 miliardi di dollari per le possibili (secondo i più, probabili) sanzioni che potrebbero esser comminate sulla vicenda riciclaggio negli States (per circa 700 milioni di dollari) e per il possibile patteggiamento per il caos derivati in terra inglese (1,3 miliardi di dollari).
Per quanto riguarda la prima parte dei problemi attuali di Hsbc, ricordiamo come la divisione messicana abbia pubblicamente ammesso di non aver segnalato 39 transazioni sospette, e di essere in ritardo sull’accertamento di altre 1.789 operazioni. Una mancanza di adeguatezza nei controlli che viene giudicata estremamente grave, tale da scaturire multe per quasi 700 milioni di dollari: per la banca sarebbero infatti transitati 7 miliardi di dollari in contanti dal Messico nel biennio tra il 2007 e il 2008, probabilmente provenienti dal traffico di droga dei cartelli messicani. La sanzione amministrativa pecuniaria si avvicina pertanto al 10% delle transazioni non correttamente segnalate.
La vicenda britannica riguarda invece la vendita non idonea di prodotti derivati e di assicurazione dei pagamenti ai propri clienti. La banca sembra intenzionata a chiudere la pratica il prima possibile, patteggiando per 1,3 miliardi di dollari.