Il decreto legge sulla revisione della spesa pubblica (spending review), approvato dal Consiglio dei Ministri del 5 luglio, è pronto per essere convertito in legge dal Senato con voto di fiducia per poi passare alla Camera.
Si tratta di un provvedimento che ha come obiettivo tagli agli sprechi, dismissioni del patrimonio pubblico e razionalizzazione delle risorse della pubblica amministrazione senza incidere sulla erogazione dei servizi. Gli interventi previsti consentiranno risparmi per lo Stato di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11 miliardi per il 2014.
In fase di conversione il testo iniziale è stato modificato inserendo parti riguardanti il pacchetto sanità in merito a cui sono stati sollevati dubbi di copertura finanziaria. Altro capitolo che ha suscitato critiche è quello relativo alle Province sul quale una frazione della maggioranza parlamentare ha posto una pregiudiziale di costituzionalità.
Ma la polemiche più aspre vengono dal fronte sindacale: contro i tagli previsti dalla spending review Cgil e Uil, in disaccordo la Cisl, hanno confermato lo sciopero generale dei lavoratori della Pubblica amministrazione, degli Enti locali e della Sanità per la giornata del 28 settembre.
I sindacati temono un ridimensionamento del personale della PA soprattutto nel settore della Sanità. In un incontro con i rappresentanti sindacali a palazzo Vidoni, il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Patroni Griffi se ha negato la possibilità di un intervento sulle tredicesime degli statali non ha però potuto escludere eventuali licenziamenti accennando ad una cifra di 11.000 esuberi.
L’esponente del governo ha tuttavia precisato che il processo avviato dal decreto sulla spending review “non si fa in pochi mesi” e che il numero della forza lavoro in eccesso nelle amministrazioni statali va verificato al 31 ottobre dovendo essere rivisto in rapporto alle piante organiche e alle compensazioni tra servizi.