Il prolungarsi della crisi in Europa produce effetti negativi anche sul sistema bancario in Germania. Deutsche Bank, la più grande banca tedesca, ha chiuso il secondo trimestre 2012 con un drastico calo dell’utile netto, risultato pari a 661 milioni di euro, in sostanza dimezzato rispetto a 1,2 miliardi di euro nel secondo trimestre 2011.
Per far fronte alla difficile congiuntura l’istituto tedesco ha annunciato un programma di ristrutturazione che porterà a risparmi per 3 miliardi di euro con un taglio di 1.900 posti di lavoro. Il settore maggiormente interessato dalla riduzione dell’occupazione sarà l’investment banking, la cui sede è a Londra, per anni fonte di elevati profitti ma ora in grande difficoltà, che nel secondo trimestre ha visto il risultato netto diminuire del 63%, a 357 milioni nel secondo trimestre da 969 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.
La maggior parte dei tagli avverrà in gran parte fuori dai confini tedeschi. Attualmente la Deutsche Bank impiega oltre 100.000 persone in 70 diversi Paesi. In precedenza la banca aveva avviato una riduzione degli effettivi con centinaia di licenziamenti.
Commentando i risultati del gruppo Jürgen Fitschen e Anshu Jain, co-presidenti del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo hanno dichiarato: “Nel secondo trimestre, la performance della Banca è stata influenzata da un ambiente volatile. La crisi del debito sovrano europeo continua a pesare sulla fiducia degli investitori e sull’attività della clientela”.
Secondo i dati diffusi dal report pubblicato il 31 luglio scendono i ricavi dalle attività di sales, di trading obbligazionario e di altri prodotti in un contesto di volumi in diminuzione. In forte calo l’utile pre-tasse della divisione di asset e wealth management, che precipita a 35 milioni da 227 milioni mentre il coefficiente patrimoniale Tier 1 era pari al 10,2% ben al di sopra del 9% richiesto dall’Autorità bancaria europea.