In Italia i salari sono fermi mentre i prezzi salgono. Sono i dati comunicati dall’Istat secondo cui nel mese di luglio l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è rimasto invariato rispetto al mese precedente, crescendo dell’1,5% rispetto a luglio 2011 ma in ogni caso al di sotto dell’inflazione che registra un aumento tendenziale del 3,1%.
Focalizzando l’analisi sui macrosettori, precisa l’Istat, a luglio le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale del 2% per i dipendenti del settore privato. Crescita zero invece per le buste paga degli impiegati della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli incrementi maggiori sono : energia elettrica e gas (2,9%), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (2,8%), chimiche, legno, carta e stampa, acqua e smaltimento rifiuti (2,7% in tutti gli aggregati). Tutto fermo al contrario per agricoltura, telecomunicazioni come per i comparti della PA.
A luglio non si sono verificati rinnovi contrattuali e sono invece scaduti due accordi (carta-cartone, cartotecnica e lavanderia industriale). Perciò alla fine del mese risultano in vigore 43 accordi che regolano il trattamento economico di 9,2 milioni di dipendenti corrispondendo al 66,6% del monte retributivo totale.
Nel settore privato l’incidenza è pari al 90,9%, con percentuali differenziate per attività economica: la copertura è pari al 98,8% nell’industria, al 93,5% nel settore agricolo e all’82,6% nei servizi privati. Complessivamente, i contratti in attesa di rinnovo sono 35, di cui 16 relativi alla pubblica amministrazione, riferiti a circa 4 milioni di dipendenti (circa tre milioni nel pubblico impiego).
Alla fine di luglio la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 29,7% nel totale dell’economia e dell’8,5% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 31,6 mesi per tutti gli occupati e di 33,9 mesi per il settore privato.