Il 2012 – ancora ben lungi dal terminare e, pertanto, dal produrre sorprese negative per Barclays – rischia di esser ricordato come uno dei più movimentati della storia per per la banca britannica. Dopo essere diventata co-protagonista della vicenda dello scandalo Libor, che aveva di fatto rappresentato la causa scatenante dell’abbandono di Bob Diamond dal timone della nave aziendale, il nuovo CEO, Antony Jenkins, si trova a dover respingere o arginare le accuse del Serious Fraud Office, che sta indagando sui rapporti che l’istituto avrebbe avuto con il fondo sovrano del Qatar, che qualche anno fa ha investito 2 miliardi di euro di sterline nella società.
Scandali a parte, Jenkins – già membro del consiglio di amministrazione dell’istituto bancario dal 2009, e responsabile del retail e del business – si è detto estremamente orgoglioso dell’incarico ricevuto, preannunciando un forte impegno per riparare i danni subiti alla reputazione della storica banca britannica. Come riportato sulle pagine de Il Sole 24 Ore e su altri media internazionali, pochi giorni fa il nuovo CEO avrebbe ammesso che l’istituto ha fatto “gravi errori negli ultimi anni” venendo “chiaramente meno alle aspettative degli azionisti”. Il manager ha poi aggiunto che “sarebbe sbagliato ignorare le cose che sono successe in passato”, preannunciando altresì una “modifica della cultura e trasformazione del modo in cui viene gestito il business”.
Non si sa se la nuova era di Barclays possa realmente cominciare sotto la gestione di Jenkins o se invece le dichiarazioni del nuovo manager siano solamente delle buone intenzioni da spendere nei confronti degli azionisti. Ciò che è certo è che i problemi che l’istituto di credito dovrà affrontare sono davvero complessi, e che trascineranno i propri effetti negativi ben oltre il pagamento di una sanzione amministrativa di 290 milioni di sterline alle autorità britanniche e americane, in seguito all’ammissione del proprio ruolo di manipolazione del tasso Libor. A preoccupare sono ora i risultati delle negoziazioni con il Serious Fraud Office, in merito ai pagamenti per 40 milioni di sterline effettuati da Barclays nei confronti del fondo sovrano del Qatar, e all’intervento di quello che è oggi il maggiore azionista dell’istituto di credito, che aveva permesso alla banca di evitare di finire sotto il controllo del Tesoro d’oltre Manica.
Considerando quanto accaduto in casa Barclays, non sono certo pochi gli investitori che guardano con rammarico alla nomina di Jenkins, riampiangendo una mancata nomina di una persona esterna, che probabilmente avrebbe realmente rappresentato un segnale più forte nei confronti dell’inversione di tendenza ricercata.