L’Italia uscirà dalla crisi nel 2013. Ad esserne convinta è (anche) l’Ocse, che per voce del suo capo economista e vice segretario generale, Pier Carlo Padoan, afferma come la fine del tunnel sia proprio per l’anno prossimo. Che si tratti di ottimismo eccessivo o meno, quel che è certo è che la positiva previsione da parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico arriva in un momento piuttosto felice (valutando il contesto) per la Penisola, eccezione fatta per la dura punizione inflitta dalla stessa Organizzazione, che ha appena abbassato le previsioni per il 2012 del Pil tricolore da -1,7% a -2,4%.
Insomma, a legger numeri e valutazioni da parte dell’Ocse, sembra proprio che, terminato un 2012 di purgatorio, il 2013 possa rappresentare l’anno dell’attesa inversione di tendenza. Tuttavia, guai ad abbassare la guardia. Padoan invita infatti l’Italia “ad usare il tempo nel modo migliore possibile per continuare le riforme strutturali e aggredire problemi come quello della competitività che è molto serio”, ricordando come il dovere dell’Italia non si possa esaurire in pochi mesi, ma debba essere instaurato all’interno di una strada di sforzi sul medio lungo periodo.
Il capo economista Ocse si è poi detto concorde con quanto affermato dalla Banca d’Italia, secondo cui lo spread dei titoli di Stato italiani nei confronti di quelli tedeschi è estremamente influenzato da fattori non fondamentali per l’economia italiana, e che “realmente” lo spread dovrebbe essere intorno ai 200 punti base. Considerazioni positive anche per quanto concerne il sistema bancario.
Peccato che, a dare uno sguardo ai numeri, vi sia ben poco da festeggiare: l’Italia è in una recessione talmente profonda da non poter prevedere il rimbalzo nel brevissimo termine, sebbene “nel quarto trimestre la crescita negativa si attenuerà – afferma l’Ocse – occando -1,4%”. Per il 2013, l’Ocse prevedeva un Pil a -0,4%: una stima che potrebbe tuttavia essere rivista più positivamente, sebbene l’Ocse segnali come “tra un Outlook semestrale e l’altro la situazione è peggiorata. Questo potrebbe riflettersi in qualche modo. Questo si può dire, ma i numeri del 2013 non ci sono ancora”.