Stando a quanto dichiarato dal presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola, il riassetto della società assicurativa potrebbe essere definito entro la fine dell’anno. Due o tre mesi, pertanto, e la revisione sarà portata a conclusione. Merito, questo, anche e soprattutto del nuovo amministratore delegato Mario Greco, “un ottimo manager – per Galateri – che sta comininciando a prendere decisioni importanti per l’azienda. Lo fa con serietà e dopo aver analizzato bene la situazione con delle proposte molto centrate”.
In particolare, il manager aveva presentato i risultati del primo semestre preannunciando una pronta revisione strategica che – oltre al gruppo – riguarderà anche il portafoglio di attività e la struttura organizzata, con l’obiettivo di portare in miglioramento la redditività, e condurre a un più appropriato rafforzamento del capitale della compagnia.
In particolar modo, a poter essere “tagliate” dalle nuove strategie di Generali potrebbero essere le attività di Austria, Paesi Bassi e Svizzera: una potenziale esclusione che potebbe condurre a una cessione degli asset, per un controvalore che Bank of America – Merrill Lynch stima in oltre 2,9 miliardi di euro, principalmente concentrate in Austria (per 1,8 miliardi) e Svizzera (per quasi 1 miliardo).
Ammesso che Generali riesca a cedere tali attività alle valutazioni poste dal broker, i livelli di solvibilità ne deriverebbero fortemente rafforzati, con un solvency ratio pari al 156% entro la fine del 2014, contro il 130% di giugno 2012. Ancora, secondo quanto rivelato da Milano Finanza, la perdita di utile derivante dalla cessione delle attività porterebbe un beneficio derivante dai risparmi sui costi stimati da Bank of America tra 235 e 740 milioni di euro per le attività di Francia, Germania e Italia.
Infine, sempre stando a quanto emerge dalle considerazioni di Milano Finanza, tradizionalmente la compagnia offriva un payout del 40%: tuttavia ben più di qualche analista si attende che il nuovo management, almeno per i prossimi 2 anni, adotti delle politiche più caute, con una quota di utile da distribuire agli azionisti mediante dividendo pari al 30% nel 2012 e al 35% del 2013, per poi tornare al canonico 40% nel 2014.