Il governo ha deciso le modalità con cui i circa 200mila pensionati italiani dovranno restituire la quattordicesima percepita nel 2009 e concessa a chi aveva un reddito inferiore a 8.900 euro annui. La comunicazione parla di 24 rate invece di 12, com’era stato deciso in un primo momento. La più lunga dilazione è stata concessa dopo che da parte del mondo politico e sindacale – oltre che da parte della cittadinanza – si erano sollevate proteste vibranti.
Ma andiamo con ordine: l’esecutivo aveva concesso una quattordicesima mensilità a chi aveva più di 64 anni e fosse titolare di un vitalizio commplessivo personale il cui importo annuale fosse al di sotto della cifra citata. Tale mensilità aggiuntiva – che variava da un minimo di 336 a un massimo di 500 euro – è stata concessa a chi avesse presentato un’autocertificazione di essere in possesso dei requisiti (età + cifra annuale) richiesti.
Il punto è che – con 3 anni di ritardo – sono stati scoperti circa 200mila pensionati che non avevano diritto a tale assegno, o perché sotto l’età massima o perché i propri redditi annui superavano la soglia degli 8.900 euro.
A questo punto, i circa 200mila cittadini che hanno indebitamente percepito l’assegno extra (per un totale di 80 milioni di euro) dovranno obbligatoriamente restituirlo in 2 anni con rate mensili che saranno direttamente trattenute dall’Inps in fase di arogazione dell’assegno. L’importo trattenuto sarà comunque basso e sarà compreso tra i 12 e i 21 euro al mese.
Come è stato possibile che abbiano sbagliato 200mila pensionati? Qui entra in gioco la macchinosità del sistema, che prevede che l’importo massimo della pensione sotto la cui soglia si aveva diritto a percepire la quattordicesima fosse pari o inferiore a una volta e mezzo la pensione minima. Ma dato che l’entità di tale emolumento varia di anno in anno, anche i requisiti per percepire la mensilità extra varino di anno in anno. Esempio? Nel 2012 tale soglia è fissta in 9.370,34 euro l’anno mentre nel 2009 era di 8.934 euro.
Ma non è tutto: il governo ha previsto anche di erogare una mensilità ridotta anche a chi superava di poco il reddito annuale di 1 volta e mezza la pensione minima. Insomma: un meccanismo piuttosto difficile da capire e digerire da parte di migliaia di persone, che sono state tratte in inganno o hanno fatto male i propri conti, anche perché quando il pensionato compila l’autocertificazione attraverso il Modello-Red deve tenere conto di tutti i redditi percepiti nel corso dell’anno solare, compresi gli interessi bancari o il profitto derivante da titoli di Stato o dalla Borsa, gli emolumenti provenienti da lavoro autonomo o gli introiti derivanti – per esempio – dall’affitto di beni immobili come case, box o terreni.